Vito Tocci, 'continuerò cercare la verità, anche con un esposto'
(ANSA) - BOLOGNA, 29 APR - Sulla Banda della Uno Bianca "le sentenze ci hanno consegnato una verità sulla quale aleggiano ancora tante ombre e tanti interrogativi senza risposta, continuerò, insieme ad altri familiari delle vittime della Uno Bianca, a ricercare la verità, anche con la presentazione di un esposto in Procura". A parlare è Vito Tocci, carabiniere in pensione di origini abruzzesi, ferito dai banditi della Banda della Uno Bianca in un agguato vicino un cavalcavia in località Miramare di Rimini il 30 aprile 1991, mentre era nell'auto di servizio insieme ad altri due colleghi, Mino De Nittis e Marco Madama.
"Riuscimmo a sfuggire alla morte, solo perché ci allontanammo repentinamente, fummo più fortunati di quei tre colleghi uccisi al quartiere Pilastro di Bologna". Tocci che all'epoca aveva 27 anni, ha ancora nella sua schiena i frammenti di quattro pallottole esplose dal gruppo criminale, composto per cinque sesti da poliziotti.
I processi hanno condannato i responsabili e i capi della banda, Fabio e Roberto Savi, e in Procura a Bologna c'è un nuovo fascicolo aperto da un anno, dopo un'informativa dei carabinieri, per chiarire alcuni aspetti di un'intercettazione telefonica che coinvolse la famiglia della 'super testimone' Simonetta Bersani, la giovane donna che inizialmente accusò altri per gli omicidi del Pilastro. Nel fascicolo probabilmente confluirà l'esposto che familiari delle vittime vogliono presentare. "Gli eventi di quella maledetta notte non furono mai chiariti del tutto", ha detto ancora Tocci. (ANSA).