Allarme dei medici internisti, ritorno a normalità sarà faticoso
Ci vorranno fra i sei mesi e un anno, negli ospedali dell'Emilia-Romagma, per smaltire gli arretrati tra ricoveri sospesi, prestazioni rinviate, carenza di personale e difficoltà a isolare e gestire i pazienti "Covid, non-Covid". Sono gli strascichi previsti dalla Fadoi, Federazione degli internisti ospedalieri, che renderanno faticoso un ritorno all'attività ordinaria nelle corsie degli ospedali. La riduzione dei ricoveri programmati in regione, senza raggiungere il quasi blackout delle ondate precedenti è comunque stato dell'ordine del 10-20%, e tra il 20 e il 50% per quanto le prestazioni programmate, come accertamenti diagnostici, visite e analisi. Ma la macchina sta ripartendo. La ripresa dell'attività di ricovero ordinaria è infatti al momento al 100%. Serviranno però tra i sei mesi e un anno, secondo la stima della Fadoi, per recuperare le prestazioni non eseguite durante l'ultima ondata pandemica.
A condizionare la ripresa delle normali attività ospedaliere c'è poi anche il peso gestionale dei cosiddetti "Covid per caso", pazienti ricoverati per altre patologie e scopertisi positivi al momento di fare il test di ingresso o nei controlli successivi. Sono meno del 10% negli ospedali dell'Emilia-Romagna. Dati comunque inferiori a quelli denunciati in autunno, che dimostrano come larga parte dei pazienti positivi sia al momento ricoverata per il Covid e non per altro. Senza contare i pazienti affetti da "long Covid" da continuare a seguire.
"Le criticità maggiori - dice Maurizio Ongari, presidente regionale Fadoi e primario di Medicina a Porretta - sono legate a due problemi principali. Il primo riguarda la logistica che non sempre consente un isolamento spaziale sicuro dei positivi dagli altri ricoverati. Il secondo è più strettamente inerente al personale sia medico che infermieristico. Non riuscendo ad assicurare personale dedicato, la necessità di garantire agli operatori l'utilizzo di dispositivi di protezione individuale adeguati all'assistenza a pazienti Covid positivi comporta un prolungamento inevitabile dei tempi assistenziali".