Al Duse dall'11 al 13 febbraio
(ANSA) - BOLOGNA, 10 FEB - Glauco Mauri e Roberto Sturno tornano al Teatro Duse di Bologna dall'11 al 13 febbraio (venerdì e sabato alle 21 e domenica alle 16), con 'Re Lear', la più titanica tragedia di Shakespeare, dramma dell'amore padri-figli e della follia. Nella sua lunga carriera artistica, Glauco Mauri ha dato vita a ben 24 personaggi shakespeariani e affronta, diretto da Andrea Baracco, per la terza volta Re Lear; la prima volta fu nel 1984 e la seconda nel 1999 con la sua regia, per un totale di cinquecento repliche.
Roberto Sturno è il conte di Gloucester, al fianco di Mauri anche nelle due passate edizioni nel ruolo del Matto. In scena, accanto a Mauri e Sturno, Marco Blanchi, Dario Cantarelli, Melania Genna, Linda Gennari, Francesco Martucci, Laurence Mazzoni, Woody Neri, Giulio Petushi, Emilia Scarpati Fanetti, Francesco Sferrazza Papa. Lo spettacolo si avvale delle scene e costumi di Marta Crisolini Malatesta, delle musiche di Giacomo Vezzani e Vanja Sturno, delle luci di Umile Vainieri.
"Non ho mai smesso di credere che bisogna sempre mettersi in discussione, accettare il rischio pur di far sbocciare idee nuove per meglio comprendere quel meraviglioso mondo della poesia che è il teatro - afferma Glauco Mauri - ed eccomi qui per la terza volta, alla mia veneranda età, impersonare Lear".
"Quello che mi ha sempre colpito di questa tragedia, che è una delle più nere e per certi versi enigmatiche tra quelle dell'autore inglese - spiega il regista Andrea Baracco - è che sotto quel nero sembra splendere qualcosa di incredibilmente luminoso e proprio questa luce sepolta dall'ombra la rende così affascinante. Padri indegni e figli inetti, le madri assenti, estromesse dal dramma, parafrasando Amleto, qui la fragilità è tutta e solo maschile - prosegue - Nessuno dei personaggi è in grado di regnare, di assumersi l'onere del potere, nessuno sembra avere la statura adatta, nessuna testa ha la dimensione giusta per la corona, chi per eccesso, vedi Lear, chi per difetto vedi tutti gli altri. Solo giganti o nani in questo universo dipinto da Shakespeare". (ANSA).