Oltre 500 immagini su lavoro e tecnologia dal 10/2 a Bologna
(ANSA) - BOLOGNA, 04 FEB - Per la prima volta la Fondazione Mast di Bologna presenta una selezione di oltre 500 opere tra fotografie, album e video di duecento grandi fotografi italiani e internazionali e artisti anonimi, provenienti dalla propria collezione di fotografia dell'industria e del lavoro: un "alfabeto visivo dell'industria, del lavoro e della tecnologia" che racconta il processo di industrializzazione della società e celebra il lavoro come strumento di dignità e progresso sottolineandone il valore sociale.
La mostra, in programma dal 10 febbraio al 22 maggio, per la sua complessità è stata strutturata in 53 capitoli dedicati ad altrettanti concetti illustrati dalle opere rappresentate.
L'intero argomento richiede un elenco di termini non sempre esaustivi, vista la portata di professioni, tematiche, funzioni, valori ripresi dal mondo del lavoro. La forma espositiva è quella di un alfabeto che si snoda sulle pareti dei tre spazi espositivi e che permette di mettere in rilievo un sistema concettuale che dalla A di "Abandoned" arriva fino a W di "Waste", "Water" e "Wealth".
Nei primi anni 2000 la Fondazione Mast ha creato il suo spazio dedicato alla fotografia dell'industria e del lavoro con l'acquisizione di immagini da case d'asta, privati, gallerie d'arte, fotografi e artisti. Il patrimonio della Fondazione, che già conteneva un fondo che raccoglieva filmati, negativi su vetro e su pellicola, fotografie, album, cataloghi che negli stabilimenti del gruppo Coesia venivano prodotti fin dai primi del Novecento, si è così arricchito ed è andato oltre ai parametri di materiale promozionale e documentaristico delle imprese del Gruppo industriale. Attualmente la collezione conta più di 6.000 immagini e video di celebri artisti e maestri dell'obiettivo, oltre ad una vasta selezione di album fotografici con migliaia di immagini, che come avveniva solitamente nell'area industriale, sono prodotte da autori sconosciuti o dagli stessi tecnici dell'impresa che operavano per hobby, ma non per questo meno rappresentative del mondo del lavoro. (ANSA).