Noury, il governo cosa vuol fare in attesa della nuova udienza?
Oggi sono 20 mesi che Patrick George Zaki è detenuto in Egitto, "privato della sua libertà in modo arbitrario, illegale, crudele" e proprio oggi "manca un'attenzione importante da parte della politica" nei suoi confronti. Lo afferma Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, ricordando il tempo che lo studente dell'Università di Bologna sta trascorrendo in carcere in patria.
Patrick, aggiunge Noury, "è confinato in una cella angusta di un carcere sovraffollato e dalle condizioni durissime come quello di Tora al Cairo. Fa impressione pensare che alla prossima udienza del processo che lo riguarda mancano ancora due mesi. Sessanta giorni da passare in attesa che accada qualcosa, con scarsi contatti col mondo esterno, con la preoccupazione dell'esito di quel processo che lo vede imputato di una accusa inesistente di diffusione di notizie false, con la prospettiva di una condanna senza appello". L'impressione, sottolinea Noury, "è che in questo periodo di ballottaggi e altre questioni di politica interna - come accaduto troppo spesso in questi 20 mesi - Patrick sia seguito soltanto dagli amici, dai colleghi universitari, dai docenti, dalla società civile ma manchi quella attenzione importante che la politica dovrebbe dare a quello che il Parlamento due volte ha considerato un cittadino italiano. Di nuovo rivolgiamo una domanda al Governo italiano: come intenderà impiegare questi 60 giorni che mancano all'udienza. Noi sappiamo come impiegarli: parlando di Patrick ogni giorno, sollecitando i mezzi di informazione a farlo, organizzando iniziative, facendogli sentire che gli siamo vicini. Ma manca sempre qualcosa per arrivare un po' più vicini a quell'obiettivo che è su palazzi, terrazzi, piazze di tante città. Quell'obiettivo che si chiama 'Free Patrick Zaki'".
Dopo 19 mesi di custodia cautelare in carcere, a metà settembre è iniziato il processo che vede imputato Patrick Zaki. Due sono le udienze svolte, col processo aggiornato al 7 dicembre per consentire alla difesa di studiare gli atti.