Testimone da Ginevra conferma cifre 'regolari e considerevoli'
I conti svizzeri di Licio Gelli, Umberto Ortolani e Marco Ceruti, dove secondo la Procura generale di Bologna sono transitati i soldi che sono serviti a finanziare l'attentato del 2 agosto 1980, hanno tenuto di nuovo banco nel corso dell'udienza odierna del nuovo processo sulla strage del 2 agosto 1980, che vede come principale imputato l'ex Avanguardia Nazionale, Paolo Bellini. In aula, grazie ad un videocollegamento con Ginevra, sono state ascoltate due teste, Michéle Agnolini, ex dipendente della banca Ubs di Ginevra, che conobbe Gelli, Ortolani e Ceruti, occupandosi dei loro conti e poi Alixe Francotte Conus, ex amministratrice della società Oggicane (dopo l'uscita dell'avvocato Michel De Gorsky), tramite la quale l'allora capo dell'Ufficio Affari Riservati del Viminale, Federico Umberto D'Amato, acquistò e gestì un lussuoso appartamento a Parigi. Secondo gli inquirenti potrebbe essere stato acquistato con soldi ricevuti da Gelli e Ortolani per organizzare la strage.
Agnolini, già sentita nel 1984 dal giudice di Ginevra e poi nel dicembre 2018 dai magistrati della Procura generale, pur tra numerosi "non ricordo" ha confermato sostanzialmente le dichiarazione rese nei precedenti verbali. Una novità emersa oggi dalle sue parole, considerata "eccezionale" dai Pg, e che dietro il conto cifrato 'Federico' si nascondeva Arrigo Lugli, cambiavalute legato a Gelli, Ortolani e ad ambienti della P2. La teste ha detto che fu Ortolani a presentarle Gelli e che il capo della P2 aprì un conto tra il 1978 e il 1979. "Aprì il suo conto con una cifra sostanziosa e poi ha continuato ad avere entrate sempre più regolari e considerevoli". Incalzata dai pg ha anche confermato che Ortolani le disse di non chiedere il passaporto a Gelli, perché aveva già avuto una "relazione bancaria con l'Ubs". (ANSA).