Va in pensione Giovannini, il pm della Uno Bianca

Emilia Romagna

Ha chiuso in Procura generale, battaglie su droga e alcol guida

Tra pochi giorni andrà in pensione Valter Giovannini, attualmente in servizio come sostituto procuratore generale a Bologna. Nato a Roma 65 anni fa, ha passato gran parte della sua vita professionale sotto le Due Torri, sua città d'adozione. Per più di 25 anni è stato in servizio alla Procura della Repubblica dove ha seguito a metà degli anni Novanta indagini e processi sui delitti bolognesi della Banda della Uno Bianca, composta per per cinque sesti da poliziotti. La conclusione fu la condanna all'ergastolo dei tre fratelli Savi e di Marino Occhipinti: probabilmente l'inchiesta più importante della sua carriera.

Ha cominciato in toga a Cuneo nel 1985 come magistrato di sorveglianza, mentre in precedenza aveva vinto il concorso per funzionario in polizia e per sette mesi era stato commissario a Milano. Dal 1987 al 1993 è stato alla Procura di Monza. Poi a Bologna, come Pm. Otto anni alla Dda, ha fatto anche parte del pool antiterrorismo. Dal 2010 è stato procuratore aggiunto, oltre che per diversi anni 'voce' della Procura con la stampa, ruolo che gli ha creato anche molti grattacapo. Nel 2018 è passato in Procura generale.

Giovannini ha seguito varie inchieste in materia di stupefacenti e si è occupato di sequestri di persona a scopo di estorsione. Tra questi, quello culminato con l'omicidio di Silvano Azzolini, il consulente finanziario rapito nel 2009 a Castenaso: i responsabili furono presi e condannati. Ha anche firmato sequestri di immobili occupati, tra cui quello che ha restituito all'università 'l'aula C' di Scienza politiche, da decenni in mano agli anarchici.


Un'altra sua battaglia, contro i graffiti sui muri, dal punto di vista, peraltro, di chi ha l'hobby della pittura, con i suoi quadri a tappezzare le pareti dell'ufficio. Tra i 'suoi' temi, la lotta all'abuso di alcol e stupefacenti alla guida e la contrarietà a qualsiasi forma di legalizzazione delle droghe leggere. Nel 2017 è stato sottoposto a un procedimento disciplinare concluso con la censura, dopo il suicidio della farmacista Vera Guidetti, che si iniettò insulina dopo aver ucciso l'anziana madre. La donna era stata sentita come testimone da Giovannini un paio di giorni prima, secondo i giudizi disciplinari 'trascurando' le garanzie difensive, ovvero non cambiando il il suo stato da teste a indagata. Provato dalla vicenda, ha sempre ribadito di aver agito, in coscienza, con correttezza.
L'ultimo processo, l'appello di 'Ndrangheta 'Aemilia'. L'ultimo ricorso firmato, quello in Cassazione contro la sentenza che ha diminuito di molto le pene per quattro ragazzi del Ravennate, accusati di aver lasciato morire un amico in overdose da metadone.

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