Dpcm: a Bologna ristoratori in Piazza, 'vogliamo lavorare'

Emilia Romagna
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Corteo e tovaglie e piatti distesi sul 'Crescentone'

Gestori di locali o di alberghi, baristi, ristoratori, titolari di palestre, scuole di danza o circoli sportivi, tassisti. Alcune centinaia di persone si sono ritrovate questa mattina in Piazza Maggiore, a Bologna, per protestare contro le chiusure imposte dall'ultimo Dpcm per contenere i contagi da coronavirus. Presenti anche esponenti di Forza Nuova e del mondo ultrà, Digos e forze dell'ordine hanno presidiato Piazza Maggiore e Piazza del Nettuno.
    Primo appuntamento quello degli 'Esercenti resistenti' guidati dall'ex consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Giovanni Favia, titolare di locali in centro. Dopo un presidio, hanno organizzato un corteo con mascherine e striscioni.
    "Politicanti inadeguati stanno distruggendo il nostro futuro - ha detto Favia al megafono - il Governo ci chiude? Il Governo deve pagare. La prima preoccupazione è per i miei dipendenti: la cassa integrazione è da fame, ancora meno del reddito di cittadinanza. Non siamo criminali che spaccano le vetrine, chiediamo solo di potere lavorare".
    Fipe-Confcommercio, sul Crescentone all'ombra di San Petronio, ha steso tovaglie bianche, apparecchiando 'tavoli' con piatti e bicchieri per un sit-in. "Il commercio e il turismo sono stati colpiti pesantemente dagli effetti del virus - ha commentato il presidente di Confcommercio Ascom Bologna Enrico Postacchini - ma hanno fatto di tutto per lavorare in sicurezza.
    E sono qui per chiedere di potere continuare a farlo. Gli orari delle città devono essere riorganizzati".
    "Abbiamo ristoranti e botteghe sicure - ha concluso Vincenzo Vottero, presidente dei ristoratori di Fipe di Confcommercio Ascom Bologna - vogliamo spiegazioni".
   

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