A Modena, Mario Botti diventato 'Highlander' in corsia
Ottantatre giorni in ospedale, di cui 81 passati in terapia intensiva e di questi 25 in sedazione totale tanto da meritare l'appellativo di "Highlander in corsia". È stata la battaglia contro il Covid-19 di Mario Botti, imprenditore di 75 anni, dimesso ieri mattina dal Policlinico di Modena per essere accolto in una struttura di Gaiato, sull'Appennino modenese, dove affronterà la riabilitazione a seguito della lunga degenza.
A raccontarne la storia è la figlia, Barbara Botti, all'edizione locale del Resto del Carlino. La donna spiega come suo padre abbia affrontato non solo il coronavirus ma anche diverse conseguenze negative successive: "Ha sviluppato una polmonite, una emorragia e contratto il citomegalovirus. Dopo tutto quello che ha passato - spiega Barbara Botti - è in condizioni sorprendenti, riesce anche a parlare e quando gli ho detto che sarebbe stato portato in Appennino mi ha sorriso".
Mario Botti è entrato in ospedale lo scorso 19 marzo: "Tutte le sere mi telefonavano - continua la figlia - e quando sentivo dire 'terapia intensiva' dal tono capivo già se le sue condizioni erano migliorate o peggiorate. I medici hanno vissuto tutto sulla loro pelle e non li ringrazierò mai abbastanza. Se mio padre è riuscito a conquistarsi l'appellativo di Highlander in corsia, il merito è tutto loro".