'L'assistenzialismo è un cerotto, serve il vaccino del lavoro'
"Quello che è successo ci deve far cambiare. Dobbiamo provare a cambiare e fare tesoro di quello che è successo per rendere meno malato il mondo, per mutare noi nelle nostre relazioni con gli altri, per cercare di capire quello che conta davvero". Parole di Matteo Zuppi, arcivescovo di Bolognea e cardinale, affidate a un'ampia intervista sulla pandemia raccolta da Walter Veltroni per il Corriere della Sera.
Per il cardinale "il confronto col male" è stato l'interrogativo più drammatico di questa esperienza, perché si è rivelato "qualcosa di molto fisico e molto concreto". Della crisi ripercorre alcuni momenti drammatici, soprattutto le bare nella notte di Bergamo - "un pugno nello stomaco" - e poi "la solitudine, l'idea che gli anziani siano 'scartati'", "uno scandalo che si è rivelato nella sua brutalità". Ora si fa i conti con la crisi economica, sociale, dopo quella sanitaria. "Bisogna alleviare il dolore - dice Zuppi - Non con il cerotto dell'assistenzialismo a pioggia ma con il vaccino del lavoro, che dona sicurezza e serenità".
Intervistato anche dall'edizione bolognese di Repubblica, il cardinale si sofferma sul dramma degli anziani colpiti dalla pandemia, in particolare nelle case di riposo. "Occorre anche il coraggio delle istituzioni di capire cosa è successo per farne tesoro - sottolinea - affinché non accada mai più". "La pandemia ha messo dolorosamente a nudo la debolezza delle nostre strutture, l'idea burocratica di luoghi dove 'ammucchi' le persone anziane", "non possiamo dire che è stata una cosa eccezionale, perché è nell'eccezionalità che si rivela l'ordinarietà: laddove pensavi che gli anziani erano più protetti, sono stati invece più esposti".