Omicidio Elisa Pomarelli, le amiche lanciano una raccolta fondi per la famiglia

Emilia Romagna
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La ministra Bonetti: impegno fattivo perché queste atrocità abbiano fine

Le amiche di Elisa Pomarelli hanno lanciato una raccolta di fondi per sostenere economicamente la famiglia della 28enne uccisa da Massimo Sebastiani, reo confesso. "Vogliamo poter dare un supporto concreto ai familiari di Elisa, per poterli sollevare perlomeno dallo strazio economico portato da questa vicenda. Il ricavato della raccolta fondi servirà loro per affrontare le spese legali e quelle del funerale" scrivono in una nota. Sul corpo della giovane, recuperato dai vigili del fuoco a Sariano di Gropparello dove era stato sepolto dopo il delitto dallo stesso operaio 45enne, non è ancora stata fissata l'autopsia. Secondo fonti vicine alla Procura l'esame medico legale potrebbe svolgersi mercoledì.

"Questa giornata importante per le istituzioni del nostro Paese è segnata dallo sgomento e dal dolore per l'assassinio di Elisa, giovane donna vittima di un atroce femminicidio in provincia di Piacenza. Sono profondamente vicina alla sua famiglia, alle sue amiche e ai suoi amici, alle persone che le hanno voluto bene e sono certa che la magistratura saprà rispondere alla loro richiesta di giustizia. Da parte mia, per Elisa e per tutte le donne che hanno subito violenze, sarà ancora più determinato l'impegno fattivo affinché nel nostro Paese queste atrocità abbiano fine". Lo scrive sulla sua pagina Facebook il ministro per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti.

Arrestati Massimo Sebastiani e il padre della sua ex compagna - Lei non voleva più vederlo, non sopportava più le sue pressioni e forse, chissà ha chiarito durante quel pranzo domenicale, l'ultimo della sua vita, che voleva solo una amicizia. E per questo è stata uccisa. Solo per essere stata se stessa. E' questa per gli inquirenti la chiave del delitto di Elisa Pomarelli, confessato da Massimo Sebastiani, arrestato dopo una fuga di due settimane. L'arresto di Sebastiani e il ritrovamento del cadavere della ragazza, ha dato una importante svolta investigativa a quello che all'inizio era il giallo sulla comparsa di due amici. In queste ore, con Massimo in carcere a Piacenza in attesa dell'interrogatorio con il gip per la convalida dell'arresto, emergono i particolari di un delitto.

La Procura ha disposto anche l'arresto di Silvio Perazzi, padre di una ex compagna di Sebastiani. L'uomo, indagato per favoreggiamento, secondo gli inquirenti avrebbe aiutato Sebastiani ad eludere le ricerche, consentendogli di nascondersi, durante le due settimane di caccia all'uomo tra i boschi nella zona di Sariano di Gropparello. Proprio un'abitazione di Perazzi in quella zona è stata posta sotto sequestro dagli inquirenti: l'assassino probabilmente si è nascosto lì a lungo, dopo aver trascorso i primi giorni in mezzo ai boschi sopravvivendo come meglio poteva. Il corpo di Elisa era sepolto a poche centinaia di metri in un luogo impervio.

Sebastiani avrebbe ucciso Elisa strangolandola, forse dentro il pollaio dell'abitazione a Campogrande di Carpaneto dove viveva da solo. Il delitto sarebbe avvenuto subito dopo l'uscita a pranzo insieme in una trattoria di Ciriano di Carpaneto dove la coppia era stata vista per l'ultima volta, domenica 25 agosto, da alcuni testimoni. Usciti dal ristorante, avrebbero litigato, tanto che lei avrebbe cercato di andarsene da sola facendo l'autostop lungo la strada provinciale per Piacenza. Poi però Sebastiani l'avrebbe fatta salire sulla sua auto, ma poco dopo, al culmine di un'altra lite, sarebbe avvenuto l'omicidio, forse all'interno di quel pollaio che i Ris hanno analizzato con attenzione nei giorni scorsi. Per portare il cadavere della 28enne sulle colline e seppellirlo, lo avrebbe caricato nel portabagagli dell'auto: probabilmente, quando le telecamere di una stazione di servizio lo hanno ripreso mentre faceva rifornimento, Elisa era morta dentro la vettura. Conferme a questa ricostruzione sono attese anche dall'autopsia che si svolgerà nelle prossime ore. 

Elisa Pomarelli aveva conosciuto Massimo Sebastiani qualche anno fa. Lavorava come impiegata nell'impresa di assicurazioni del padre e aveva un ufficio alla periferia della città emiliana. Proprio sul luogo di lavoro Sebastiani l'aveva incontrata per la prima volta, e tra i due era nata una profonda amicizia. La passione che la 28enne aveva per la bella campagna piacentina e per le colline avevano permesso all'operaio 45enne di approfondire il loro rapporto: Sebastiani infatti in quelle compagne ci viveva da sempre, nel tempo libero faceva il boscaiolo e conosceva quei posti come le sue tasche.

Tanti i selfie scattati insieme a lui che gli inquirenti hanno trovato sul cellulare di quello che poi è diventato il suo assassino. Elisa aveva anche tante amiche e due sorelle, Francesca e Debora. Un bel rapporto con la sua famiglia, la vicinanza agli ambienti per i diritti gay, e un grande ottimismo di fondo nei confronti della vita: "Le persone buone non si sono proprio estinte, esistono ancora" si legge in una dei suoi post su Facebook. E di Massimo si fidava.

"Ti ricordi - ha scritto la sorella Debora, in un post pubblicato prima del ritrovamento del corpo - quando ti dicevo che i lupi mannari non esistono. Forse sono state le mie parole, forse è che crescendo abbiamo smesso di credere ai mostri o forse è che la nostra vita è stata sempre più o meno felice e circondata di amore, ma non abbiamo mai realizzato che il male potesse esistere davvero. Ora il Lupo ti ha presa, e né io e né te lo abbiamo riconosciuto perché era nella sue sembianze umane". La vicenda ha sollevato critiche anche per chi ha parlato, riferendosi a Sebastiani di "gigante buono" e di "raptus".

"Davvero - ha detto il Telefono Rosa di Piacenza, associazione che si occupa di violenza di genere - ce ne possiamo fare una ragione liquidando così una storia di vita? Ma esiste davvero il motivo, la ragione che possano raccontare un dramma immane e soddisfare in modo così sbrigativo e superficiale la nostra razionalità e soprattutto le nostre coscienze? Cosa non funziona in una società dove i femminicidi sono all'ordine del giorno? Certo porsi domande in autoanalisi è decisamente molto più impegnativo; riflettere sulla parità di genere, sui pregiudizi e stereotipi con i quali ancora si differenziano e categorizzano il genere femminile e maschile". "Elisa Pomarelli è stata uccisa due volte: come donna e come lesbica, perché ha rifiutato il suo assassino - ha detto poi Fabrizio Marrazzo, portavoce Gay Center - Un femminicidio premeditato e compiuto come atto punitivo per Elisa, in quanto donna lesbica. Quanto accaduto dimostra quanto siamo indietro sui diritti delle donne e delle persone lesbiche, gay e trans".

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