'Solo la detenzione in carcere può tutelare la comunità'
(ANSA) - BARI, 15 MAG - L'ex gip del Tribunale di Bari Giuseppe De Benedictis e il caporal maggiore capo scelto dell'Esercito italiano, Antonio Serafino, arrestati due giorni fa per la detenzione di un arsenale da guerra nascosto in una botola in una villa del Nord Barese, se fossero liberi potrebbero costituire un "pericolo per la collettività". E' in sintesi il motivo per il quale la gip di Lecce Giulia Proto ha ritenuto che l'unica misura cautelare in grado di impedire la reiterazione dei reati è il carcere.
Nella parte sulle esigenze cautelari dell'ordinanza di arresto (che all'ex gip è stata notificata in carcere perché già detenuto dal 24 aprile per corruzione in atti giudiziari), la gip ritiene "concreto oltreché attuale il pericolo di reiterazione di reati della stessa specie, tenuto conto che tale attività si è sviluppata nel corso di svariati anni: le condotte - si legge negli atti - lungi dall'esprimere carattere di occasionalità, lasciano intendere una dimensione di organicità degli indagati al traffico illecito di armi".
"Circostanze - secondo la giudice Proto - che rendono davvero impellenti le esigenze non solo preventive ma di tutela della collettività. Occorre infatti evidenziare, al fine di poter percepire la pericolosità degli indagati e valutare ancora più concretamente l'esigenza cautelare, sia il dato quantitativo sia la micidialità delle armi rinvenute all'interno di un pozzo ad arte ricavato, luogo di occultamento di un arsenale degno di una cosca mafiosa, all'interno del quale sono state reperite armi da guerra oltre che armi comuni, mine anticarro e finanche silenziatori, sì da rendere le armi ancora più efficaci ed insidiose". "Circostanze tutte - conclude la gip - che denotano proclività a delinquere oltre ad una capacità non comune di disporre di armi con un elevato potenziale di offensività per la collettività tutta". (ANSA).
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