Sindaco, si deve continuare ad avere fiducia nello Stato
(di Tatiana Bellizzi)
(ANSA) - FOGGIA, 04 GEN - Ora la gente ha paura. A Foggia, dopo l'ennesimo attentato compiuto ieri sera in via D'Aragona, serpeggia un clima di terrore. Sia perché la bomba ad alto potenziale fatta esplodere per strada è un chiaro segnale dello strapotere della mafia sia perché in città in quattro giorni sono stati compiuti tre attentati intimidatori ed un omicidio. Anche se le indagini sono in corso e non vi è prova certa che le azioni criminali siano attribuibili alla mafia foggiana, è difficile pensare che a Foggia, città dove i traffici illeciti sono controllati dai clan, si possano compiere attentati così eclatanti e in così rapida successione senza l'assenso dei boss. L'ultimo attentato è di ieri sera, con una bomba molto potente che è stata piazzata e fatta esplodere sotto l'auto di Cristian Vigilante, testimone in un'inchiesta della Dda contro la Società foggiana, e responsabile delle risorse umane della Rsa 'Il Sorriso'. L'esplosione ha sventrato la Discovery Land Rover del manager sanitario ed ha danneggiato anche una decina di auto parcheggiate nella zona. Infranti i vetri delle abitazioni ai primi piani, divelte le tapparelle di alcuni appartamenti. Ma ieri sera in via D'Aragona si è sfiorata la tragedia. "Stavo uscendo da casa con mia figlia di sette mesi. Fortunatamente ha avvertito un malore, quindi siamo risaliti, altrimenti l'esplosione ci avrebbe investito in pieno", racconta Antonio che vive nel piccolo complesso residenziale. Una bomba dal sapore amarissimo per gli inquirenti, perché piazzata sotto l'auto di un testimone dell'inchiesta "Decima Azione" che nel novembre 2018 portò in carcere 30 persone tra affiliati, fiancheggiatori e vertici delle famiglie mafiose foggiane Moretti-Lanza e Sinesi-Francavilla. Vigilante venne avvicinato da due presunti mafiosi che pretendevano, tra l'altro, di essere assunti nella sua Rsa. Vigilante, subito dopo l'attentato, è stato ascoltato dagli inquirenti ai quali ha dichiarato di non aver mai ricevuto minacce. "Mio fratello è terrorizzato. È in un posto al sicuro da ieri. È soprattutto preoccupato per la moglie e i suoi due gemelli", racconta il fratello Luca, anche lui dirigente in alcune cliniche private foggiane. Dell'attentato si occupa ora la Procura antimafia di Bari che dovrà anche capire se vi sono collegamenti (al momento non emersi) con gli altri due attentati compiuti durante i festeggiamenti di San Silvestro quando sono stati appiccati due incendi dolosi ai danni dei bar Veronik in via Lucera e New Generation in via Alessandro Volta. Poi c'è l'omicidio di Roberto D'Angelo, il commerciante di auto ucciso la sera del 2 gennaio a Foggia. D'Angelo nel 2016 fu vittima di un pestaggio da parte di quattro malviventi che cercavano di estorcere 80mila euro a suo nipote, titolare di un autoparco. L'episodio, secondo gli investigatori, non è collegato all'omicidio. "Lo Stato c'è ed è autorevole - assicura il prefetto Raffaele Grassi -. Gli inquirenti stanno lavorando". Mentre il sindaco di Foggia, Franco Landella, ribadisce che "bisogna avere fiducia nello Stato".(ANSA).
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