'La partita è comunque ancora aperta, si può votare in autunno'
Non aver iscritto all'ordine del giorno del prossimo consiglio la richiesta di referendum consultivo per la riforma elettorale è "una grave omissione di un atto dovuto a cui va posto rimedio rapidamente". Lo dicono dal Comitato per la riforma elettorale (Cre), che negli scorsi mesi ha raccolto 3.363 firme - validate il 10 giugno - per proporre un referendum consultivo per la riforma del sistema elettorale regionale (che prevede l'elezione diretta del presidente).
Giovedì scorso il Cre è stato sentito in prima commissione, sede in cui è stato deciso di chiedere un parere alla commissione referendaria e non iscrivere nell'ordine del giorno Consiglio del 22 giugno la discussione. Per Elio Riccarand, del Cre, "in tutta la normativa non c'è nessun riferimento alla commissione referendaria rispetto a un referendum consultivo". A fronte di due interpretazioni diverse della stessa norma, per il Cre "la partita per un referendum consultivo entro la fine dell'anno è ancora aperta, il Consiglio del 13 luglio è una data utile. Se non andrà avanti dovremo valutare delle azioni legali".
Per arrivare al referendum consultivo occorre che il Consiglio si esprima in maniera favorevole: "In Consiglio potrebbe anche non passare, ma almeno la politica sarebbe costretta a prendere una posizione", proseguono dal Cre. Un attacco diretto al presidente del Consiglio Alberto Bertin è arrivato da Emily Rini (Forza Italia): "Bertin deve essere garante di tutta l'aula, che è il luogo dove la democrazia prende corpo. Ha scaricato la colpa sulla commissione, abdicando al proprio ruolo".