Clamorosa esclusione dal Consiglio di Fi-Fdi e M5s
di Benoit Girod
La Lega vince nettamente in Valle d'Aosta, ma il sogno di Matteo Salvini di "governare questa splendida regione" e di spostare il risultato finale della tornata elettorale sul 4 a 3 potrebbe essere infranto da un accordo a sorpresa tra progressisti e autonomisti valdostani. Il M5s, fermo al 3,9 per cento e il Centrodestra (Forza Italia e Fratelli d'Italia), al 5,6, non raggiungono la soglia di sbarramento e rimangono fuori dal Consiglio regionale. Dopo un'assenza di due anni rientra invece il Pd con quattro consiglieri (su 35).
"Siamo pronti a governare questa splendida terra nel nome dell'Autonomia, del rinnovamento, del lavoro e della bellezza", ha esultato Salvini. Ma il lusinghiero 24 per cento ottenuto dai suoi, con un avanzamento di 7 punti rispetto a due anni fa, rischia di non bastare, in assenza della stampella degli alleati naturali del centrodestra. E poi le incognite, le insidie e le opportunità del sistema proporzionale valdostano 'vecchia maniera' sono tante e imprevedibili. Lo ha capito subito il segretario del Pd Nicola Zingaretti dichiarando la "totale disponibilità a dare vita alla giunta anche in Valle D'Aosta: sono possibili diverse maggioranze e siamo pronti a formare un governo con le forze autonomiste per fermare l'ipotesi di un protagonismo delle destre nazionaliste".
Il presidente della Regione e la Giunta dovranno uscire infatti da una votazione del Consiglio regionale.
L'ex ammiraglia Union Valdotaine, al 15,8 per cento (nel 2018 era al 19), tenterà di mettere nell'angolo la Lega costruendo una maggioranza con il Progetto civico progressista (15,2%), di cui il Pd è uno degli azionisti, e con altri frammenti della galassia autonomista (Alliance valdotaine, Valle d'Aoste Unie e Stella Alpina). "L'accordo con le altre forze autonomiste e con i progressisti, in opposizione a populisti e nazionalisti, è per noi naturale e prioritario", conferma il presidente dell'Union valdotaine, Erik Lavevaz. In questo complicato gioco a scacchi Nicoletta Spelgatti, salviniana di ferro e presidente della Regione in pectore, prova ad ammorbidire i toni: "Siamo pronti a ragionare con tutte le forze in Consiglio Valle, ad eccezione del Pd e della sinistra con cui siamo incompatibili, per vedere se si riesce a formare una maggioranza stabile che dia una governabilità alla Regione". Ma poi avverte: "Se le altre forze preferiscono fare 'giochetti' per mettere la Lega all'opposizione, allora si accomodino e si assumano la responsabilità, sanno a cosa vanno incontro e anzi troveranno una Lega ancora più agguerrita e forte".
Dopo una legislatura complicatissima, interrotta dopo solo due anni per una crisi politica nata da un'inchiesta della Dda di Torino che lo scorso dicembre ha decapitato la Giunta, le elezioni regionali restituiscono un quadro politico semplificato con sette forze su 12 liste presentate. L'attuale presidente della Regione, Renzo Testolin (Union valdotaine) rientra in Consiglio con un successo personale di 1.400 preferenze. Solo la leghista Spelgatti ha fatto meglio superando i 1.700 voti.
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