"Doveva lavorare, mantenere i rapporti, era un bravo venditore"
"Mio marito accontentava tutti. Era lì per fare il ristoratore, diceva a tutti sì, giusto perché doveva lavorare, doveva mantenere i rapporti con tutti, era un bravo venditore". Lo ha detto durante il processo Geenna ad Aosta Maria Elia, moglie di Antonio Raso, sentita come testimone della difesa, rispetto ai "politici che organizzavano cene elettorali" nel ristorante La Rotonda e che "chiedevano appoggio elettorale". In quelle occasioni, inoltre, "mio marito lavorava, non prendeva parte alle cene".
"Mio marito è venuto su come tanti ragazzi a lavorare qui.
Oltre alla sua famiglia guardava anche alla mia". In merito alla propria attuale situazione economica, "finché non mi hanno sequestrato i beni andava bene, ora faccio un po' di fatica", ha detto la donna, che lavora nel ristorante del marito detenuto.
Riguardo a Marco Di Donato - secondo la procura di Torino uno dei vertici della presunta locale di 'ndrangheta di Aosta, insieme a Raso - "i rapporti" con lui "erano buoni. Aveva pagato per i suoi errori, era giusto dargli una possibilità. E poi il nostro ristorante era frequentato da poliziotti, carabinieri, e questa cosa non li disturbava".
Maria Elia ha poi di fatto smentito il contenuto di una intercettazione ambientale riportata nell'ordinanza di Geenna, in cui il marito gli aveva riferito che Domenico Seminara, impresario edile aostano di origine calabrese (fratello di Rocco, indagato - si legge nel provvedimento del gip di Torino - nelle indagini Tempus Venit e Lenzuolo) gli aveva detto: "Senti una cosa ma quella storia dei ragazzi di laggiù controllamela tu, mi ha detto", "vantandosi" poi, Raso, "di essere stato considerato persona degna di fiducia ('più ti frequento e più sono contento che ti sto frequentando, mi ha detto...bravo mi ha detto, quello che hai fatto ti fa onore')". Il costruttore, ha dichiarato la moglie di Raso in aula, "gli aveva detto di occuparsi dei figli di mia sorella, non ricordo che gli abbia detto di occuparsi dei giovani calabresi".
Grimod, cena S.Orso 2012 era 'istituzionale' - Era una cena "istituzionale, anche se non ero più sindaco" di Aosta "ero stato inviato dal sindaco Cleri" di San Giorgio Morgeto. Lo ha detto Guido Grimod, primo cittadino del capoluogo valdostano dal 2000 al 2010, sentito come testimone della difesa di Antonio Raso nel processo Geenna su una presunta locale di 'ndrangheta ad Aosta. Il riferimento è alla cena del 31 gennaio 2012 al ristorante La Rotonda di Antonio Raso, in occasione della fiera di Sant'Orso.
Quella sera Raso, secondo i carabinieri, aveva "organizzato una cena cui avevano partecipato Marco Sorbara, l'assessore regionale Aurelio Marguerettaz e il sindaco di San Giorgio Morgeto, Carlo Cleri, e altre persone come Giuseppe Tropiano, Agostino Tramonti e Guido Grimod", si legge nell'ordinanza del gip di Torino. "Durante la serata - prosegue l'ordinanza - giungeva anche Augusto Rollandin, presidente della Regione Valle d'Aosta, che non si tratteneva con gli invitati, ma si fermava a conversare con Antonio Raso fuori dalla pizzeria".
Grimod ha ricordato la "Carta dell'amicizia proposta da Aosta e San Giorgio Morgeto e sottoscritta nel 2008-2009". Prima della Carta "da parte mia ci sono state tre visite, accompagnato da amministratori locali" e ad Aosta "in occasione della Fiera di Sant'Orso, con anche uno spazio dedicato per esporre". Riguardo alle cene, "nel periodo in cui ero sindaco c'era la Veillà, con le delegazioni di Kaolack, San Giorgio Morgeto e Narbonne presenti e con cui si andava in giro nelle cantine".
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