"Mie dimissioni? Forse non si rendono conto situazione..."
"Assieme al Veneto siamo la regione che ha fatto più tamponi, circa 2.600, il 2% della popolazione. Ci sono state criticità con i reattivi che stiamo risolvendo. E' anche in corso la distribuzione delle mascherine, 100.000 sono già state consegnate e altre 100.000 lo saranno nei prossimi giorni. In questa fase, per proteggere noi e gli altri, possono essere utili anche una sciarpa o uno scaldacollo. Quando sarà completato l'approvvigionamento delle mascherine e saremo a regime, se ci saranno le esigenze, potremo anche introdurre l'obbligo di indossarle per tutti al di fuori della propria abitazione, come accade in altre regioni". Il presidente della Regione Valle d'Aosta, Renzo Testolin, interviene su alcune delle principali problematiche di questi giorni in merito all'emergenza Coronavirus in Valle d'Aosta.
"Un Commissario? Non c'è la necessità - ha ribadito - perchè abbiamo un responsabile della protezione civile e un responsabile dell'area sanitaria che hanno coordinato le varie situazioni, coinvolgendo le parti, e hanno avviato un percorso inventandosi strade mai seguite. All'inizio ci siamo focalizzati sull'ospedale, abbiamo trovato nuovi posti letto, abbiamo quadruplicato quelli in terapia intensiva, nessuno in Italia ha fatto tanto. Poi abbiamo implementato i posti con la clinica di Saint-Pierre. Adesso siamo sul territorio, sostenendo le strutture in difficoltà che non sono ospedalizzate. Abbiamo formato un team di sei persone che sta funzionando bene. E' stato fornito supporto al personale ed è stata mantenuta un'alta attenzione sui pazienti domiciliati con delle squadre apposite".
Alla luce di tutto ciò "credo sia stato trovato un equilibrio che consente di lavorare serenamente e nel miglior modo, cambi repentini in corsa non sono sempre utili".
Sui social e tra la gente è sempre forte la polemica per il comunicato del 27 febbraio sulla "Valle d'Aosta destinazione ideale e sicura". "In quel momento - risponde Testolin - era così. Non c'erano disposizioni che prevedevano delle restrizioni. Appena la situazione si è acuita siamo stati i primi a prendere provvedimenti, come la chiusura degli impianti a fune e lo stop a nuovi arrivi, poi seguiti dalle altre regioni dell'arco alpino. Abbiamo così anticipato il decreto nazionale. L'interlocuzione con il Governo centrale è stata continua".
"Inoltre - prosegue - se andiamo a guardare la provenienza degli ammalati è evidente che il contagio non è arrivato in modo preminente dai turisti di quel periodo. Ci sono località come Gressoney, La Thuile, Cogne, per esempio, che hanno pochissimi casi positivi".
In questi giorni, sia dalla maggioranza sia dall'opposizione, non sono mancate le critiche per la gestione dell'emergenza e qualcuno è arrivato anche ad ipotizzare una richiesta di dimissioni. "Dimissioni da parte mia? Forse qualcuno non si rende bene conto della situazione che stiamo vivendo, con il Consiglio regionale sciolto. Lasciamo stare".