Accusati di abuso d'ufficio e rivelazione segreto d'ufficio
Il pm Luca Ceccanti ha chiesto la condanna dei sei imputati nel processo sul concorso per medici ginecologi promosso dall'Usl della Valle d'Aosta nella primavera del 2018. Per il direttore della struttura di Ostetricia e ginecologia, Livio Leo, di 56 anni, che era presidente della commissione giudicatrice, la richiesta è di un anno di reclusione, mentre è di otto mesi di reclusione per gli altri: Enrico Negrone (59), medico in Piemonte e membro della commissione, Veronica Arfuso, Andrea Capuano, Francesca Deambrogio e Riccardo Fiorentino (i quattro candidati che avevano superato la prima prova scritta, poi annullata dall'Usl).
Il gup Giuseppe Colazingari ha rinviato l'udienza al 7 maggio prossimo. L'accusa è di concorso in abuso d'ufficio e di concorso in rivelazione di segreti d'ufficio. Per il pm Luca Ceccanti erano stati favoriti proprio i quattro candidati imputati, che conoscevano Leo e che con lui avevano già curato pubblicazioni scientifiche. Erano stati gli unici a superare la prova contestata, dalla quale erano rimasti esclusi altri tre ginecologi. L'ipotesi di abuso d'ufficio riguarda la presunta violazione della legge in merito alla tipologia di prova scelta, che sarebbe dovuta consistere in una serie di quesiti a risposta aperta e non in un test con 50 domande a risposta multipla. La rivelazione di segreto d'ufficio deriva dall'ipotesi che le domande fossero arrivate prima della prova ai quattro candidati imputati, che avevano realizzato punteggi attorno a 27/30.
Concorso ginecologia, Usl vuole risarcimento danno immagine - Durante la discussione del processo con rito abbreviato sul concorso per medici ginecologi promosso dall'Usl della Valle d'Aosta nella primavera del 2018, l'azienda sanitaria, parte civile con l'avvocato Corinne Margueret, ha chiesto un risarcimento per danni patrimoniali - di circa 3 mila euro - e d'immagine.
Per quest'ultimo aspetto, la richiesta, in caso di provvisionale, è di almeno 30 mila euro. Il presunto danno patrimoniale fa riferimento al costo del parere pro veritate chiesto a un avvocato - e che poi aveva portato all'annullamento della prima prova scritta e della graduatoria - e ai compensi per i due commissari esterni che si erano dovuti occupare del nuovo esame. Le difese dei medici imputati hanno chiesto l'assoluzione.