Musica: applausi e ovazioni per I Capuleti e i Montecchi a Jesi

Marche

Opera Bellini al Pergolesi. In regia Trespidi 'tanto' Zeffirelli

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   Non c'è il balcone dove Giulietta ascoltava rapita le parole d'amore di Romeo come nell'iconico film di Zeffirelli (basato fedelmente sul dramma scespiriano), nell'opera di Bellini "I Capuleti e i Montecchi", salutata ieri sera al Teatro Pergolesi di Jesi (dove è tornata dopo 188 anni) da applausi e ovazioni, ma in compenso di Zeffirelli c'è l'ispirazione registica di Stefano Trespidi suo allievo e collaboratore. Non c'è perché il capolavoro di Bellini del 1830 si rifà al libretto di Felice Romani, che s'ispira all'opera del Bardo, ma che come riferimento letterario ha una novella dello scrittore del Rinascimento Matteo Bandello.
    Tutta la messa in scena risente perciò di questa impostazione, ed è caratterizzata da una grande cornice dorata di gusto cinquecentesco, che assieme ad altri elementi basici d'arredo delimita gli eventi della vicenda come altrettanti quadri. Questi diventano fissi se fanno da sfondo, come quando i coristi s'immobilizzano quasi in un fermo immagine ispirato a dipinti seicenteschi ed in particolare a Caravaggio - grazie anche alle luci di Bruno Ciulli -, ma si animano quando i protagonisti entrano ed escono dalla cornice attraverso uno squarcio ( forse il simbolo dell'amore spezzato tra i due giovani).
    Una grata semitrasparente che sale e scende sul palco concorre poi a definire i cambi di scena di una storia senza tempo, ma senza una trasposizione contemporanea, dove anche gli abiti azzurri dei Capuleti e quelli beige e neri dei Montecchi, creati da Filippo Tonon, vere e proprie livree che definiscono le due fazioni, risentono di un'impronta rinascimentale. Su questo sfondo i cantanti hanno offerto una prova oltremodo convincente ed apprezzata dal pubblico, che ha punteggiato di applausi l'esecuzione dei passi più significativi di una partitura la cui melodia incanta gli spettatori da quasi due secoli. Sono il soprano avellinese Francesca Pia Vitale (Giulietta), che ha saputo interpretare con sicurezza una parte vocalmente difficilissima, retaggio della tradizione belcantistica, dando anche al suo personaggio spessore e intensità romantica.

   Il mezzosoprano Paola Gardina (Romeo en travesti), misurata e puntuale sia nella tecnica che nell’interpretazione. Il tenore Davide Tuscano (Tebaldo), che supera agevolmente gli scogli di una partitura impervia, e ancora il basso-baritono William Corrò (Lorenzo) e il basso Abramo Rosalen (Capellio), entrambi in parte. Applaudita anche l’attenta direzione d’orchestra di Tiziano Severini, su podio della Form, e quella del coro Iris Ensemble, preparato da Marina Malavasi. Replica domani alle 16.(ANSA).
   

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