Non solo ricostruzione, servono investimenti, servizi e Zes
(di Gianluigi Basilietti) (ANSA) - ARQUATA DEL TRONTO, 22 AGO - Foglie e ramoscelli mulinano nel vento, in lontananza il belare di una pecora rinchiusa. Intorno solo case sconquassate, muri squarciati e i resti della vita che fu prima che il terremoto facesse crollare tutto. Sulla collina di Arquata del Tronto - visitata dall'ANSA - il tempo si è fermato alla notte del 24 agosto dell'anno 2016.
Oggi è letteralmente un borgo fantasma che attende di essere ricostruito e di conoscere quello che sarà il destino di queste zone di montagna. Il sindaco Michele Franchi, 40 anni, dal suo ufficio ricavato dentro una struttura provvisoria cerca di immaginare il futuro di questo borgo e delle sue frazioni praticamente cancellate dal terremoto, che provocò anche la morte di 52 persone, tra cui alcuni bambini. "Dopo 6 anni - dice Franchi - la ricostruzione può dirsi avviata, anche se manca il grosso che è circoscritto alle zone perimetrate, come ad esempio il borgo storico". Ora bisogna vedersela con l'impennata dei prezzi, la difficoltà di reperire materiali e il superbonus 110, che ha allontanato le ditte edili dal cratere sismico. "Ma al di là della ricostruzione che comunque si farà - sottolinea - qui il problema è garantire a queste zone di montagna un'attenzione speciale che io chiamo Zona Economica franca, così da permettere agli imprenditori e ai cittadini di venirci a investire e vivere. Un piccolo borgo ha un futuro se può contare su scuola, sanità e lavoro". (ANSA).