Ucraina: Iis Pieralisi Jesi,striscioni pace giù da ogni aula

Marche

"Potenti dichiarano guerra, a morire sono gli innocenti"

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   "A dichiarare guerra sono i potenti, a morire gli innocenti". La scritta su uno degli striscioni appesi alle finestre delle aule dagli studenti dell'Istituto d'Istruzione Superiore Marconi Pieralisi di Jesi, protagonisti di una iniziativa di mobilitazione per la pace in Ucraina, da giorni sotto attacco da parte delle milizie russe.
    La scuola si è vestita dei colori arcobaleno della bandiera della pace, che da sabato mattina campeggia all'ingresso del plesso scolastico. Un gesto simbolico per esprimere solidarietà e vicinanza, ma allo stesso tempo una presa di posizione chiara da parte di tutta la comunità scolastica.
    "Impegnati per la pace" è lo slogan scelto dagli studenti, volutamente senza accento tonico per testimoniare una coscienza in atto e un imperativo morale. Una giornata costellata dall'assemblea organizzata dai docenti e dai rappresentanti di istituto per riflettere sull'importanza della pace e per ribadire il ruolo centrale della scuola nella formazione della persona. "Una giornata per riflettere sui grandi temi di attualità - ha dichiarato il dirigente Marri - perché i giovani possano apprendere che la guerra non è solo appannaggio dei libri di storia, ma oggi reale e vicina". Tra i temi affrontati, l'art 11 della Costituzione, con la posizione pacifista dell'Italia e l'importanza della diplomazia nella risoluzione delle controversie internazionali. "Io non ce la faccio più, non reggo questa guerra" ha affermato Oleksandr, studente di origini ucraine. "ricevo telefonate in lacrime per chi è andato al fronte". Sara, studentessa della Facoltà Relazioni Internazionali appena rientrata da Mosca dove stava svolgendo il suo ultimo anno di corso di laurea magistrale, ha raccontato le difficoltà vissute per rientrare in Italia dopo la chiusura degli spazi aerei e il clima di crescente tensione. Dagli studenti la denuncia contro "superficialità e speculazione nel parlare della guerra anche solo per accaparrare like su social come Tik tok". "Non è questo fare informazione" hanno sottolineato. (ANSA).
   

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