Da 2009 a 2019 più precari, 1 su 3 salario sotto soglia povertà
(ANSA) - ANCONA, 10 DIC - "Nel 2020 nelle Marche il lavoro dipendente ha retto, i primi espulsi dal mercato del lavoro sono stati gli intermittenti, i precari, gli stagionali. Il 2021 rischia di essere un anno spaventoso, con la fine della proroga della cassa integrazione per Covid, degli ammortizzatori sociali e del blocco dei licenziamenti". Lo ha detto Giuseppe Santarelli, responsabile Cgil Marche per il mercato del lavoro, oggi in conferenza stampa insieme alla segretaria regionale Daniela Barbaresi. Al centro dell'incontro, la fotografia di 10 anni di salari e di occupazione in regione, con i dati Inps 2009-2019 elaborati dal centro studi Ires Cgil Marche. Dati da cui emergono la tenuta del lavoro dipendente (con 433mila addetti, +2,3% in dieci anni), numero comunque inferiore ai livelli pre crisi quando si registravano oltre 435mila lavoratori, un trend comunque peggiore rispetto alle medie nazionali e delle regioni del centro. Le forme di lavoro precario sono cresciute nel periodo, più diffuse tra donne (al 50% rispetto al 20% degli uomini) e lavoratori under 30. In calo l'occupazione giovanile. Sul fronte dei salari le retribuzioni sono inferiori al valore medio delle regioni del Centro e nazionale. Secondo Barbaresi, "nelle Marche si è poveri pur lavorando. Più della metà dei lavoratori è precario o part time, e un terzo ha salari al di sotto della soglia di povertà. La ripresa occupazionale degli ultimi anni è rappresentata prevalentemente da rapporti di lavoro precari, discontinui e a tempo parziale. La sfida competitiva delle nostre imprese in questa regione è ricaduta sulle spalle dei lavoratori, piuttosto che con consistenti investimenti in innovazione e ricerca" Barbaresi ha chiesto l'intervento della politica e "scelte precise" della Regione Marche sul Recovery Fund. (ANSA).