Cop29, raggiunto accordo. Ma per i Paesi più poveri è un tradimento

Ambiente
Alberto Giuffrè

Alberto Giuffrè

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Dopo due lunghissime settimane di trattative a Baku, nel cuore della notte, quasi 200 Paesi hanno trovato l’accordo sul nuovo obiettivo di finanza climatica. Un accordo al ribasso che scontenta molti

Sono passate da poco le due e trenta del mattino quando il martelletto del presidente della Cop29, Mukthar Babayev, batte il colpo definitivo. La conferenza è finita, quasi 200 Paesi hanno trovato l’accordo sulla partita più difficile: c’è un nuovo obiettivo per la finanza climatica. Arrivano gli applausi ma c’è amarezza tra i Paesi del sud del mondo e non solo.

Il nuovo obiettivo

Il nuovo obiettivo sostituisce il vecchio da 100 miliardi l’anno che scade nel 2025. È stato raggiunto in ritardo e non è più sufficiente per finanziare la transizione e le esigenze di chi non ha creato la crisi ma ne subisce le conseguenze più di altri. Per il nuovo si trova l’accordo su 300 miliardi l’anno entro il 2035. Oltre a un invito ad arrivare 1300 miliardi l’anno includendo finanziamenti da tutte le fonti, pubbliche e private.

Insomma, un accordo al ribasso che arriva dopo due settimane lunghe di negoziato e dopo un tempo supplementare in cui si è arrivati a un passo dalla rottura, con lo spettro di un rinvio all’anno prossimo e quindi di un completo fallimento.

Le reazioni

“Speravo in un risultato più ambizioso”, commenta il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, che aggiunge: “L’accordo fornisce una base su cui costruire”. Per il numero uno della Convenzione sul Clima Simon Stiell si tratta di “una polizza di assicurazione per l’umanità”. Ma il Can, la principale rete di Ong parla di “tradimento”, così come il ministro dello Zambia si dice “estremamente deluso dal risultato”.

Oltre al nuovo obiettivo di finanza, questa conferenza riesce ad approvare dopo nove anni di trattative le regole del mercato dei crediti di carbonio. Un passaggio importante. Ma non fa alcun passo avanti sull’abbandono delle fonti fossili. Risultato allarmante in chiusura dell’anno che sarà ul più caldo mai registrato e in vista del successivo che vedrà i dieci anni dall’Accordo di Parigi con il suo obiettivo che rischia sempre più di sfuggirci.

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