Cop29, il G20 sblocca i negoziati ma delude sulle emissioni
AmbienteL’esito del vertice di Rio dà il mandato politico ai negoziatori riuniti a Baku: serve trovare il nuovo obiettivo di finanza climatica e dai miliardi occorre passare alle migliaia di miliardi. Ma sulla mitigazione i leader dal Brasile non fanno grandi passi avanti
Azerbaigian-Brasile, andata e ritorno. I delegati di tutti i Paesi del mondo riuniti a Baku per la conferenza delle Nazioni Unite sul Clima sono andati a dormire aspettando l’esito del G20. Si sono svegliati con un comunicato che si può tradurre in un mandato politico ai negoziatori: sedetevi al tavolo e trovate il nuovo obiettivo di finanza climatica. “Ora dobbiamo tradurre la volontà politica in un atto pratico”, dice Yalchin Rafiyev, capo negoziatore dell’Azerbaigian mentre Simon Stiell, a capo della Convenzione Onu avverte: “Non si può andare via da Baku senza un successo”.
La cipolla da migliaia di miliardi
Il successo dipende dal numero su cui mettersi d’accordo e anche su questo, dal G20, arriva un segnale importante: dai miliardi del vecchio obiettivo si deve passare alle migliaia di miliardi necessarie ai Paesi in via di Sviluppo per affrontare la transizione. L’immagine più utilizzata a Baku per spiegare com’è composta questa cifra è quella della cipolla. Vari strati, a partire dalla finanza pubblica, passando dalle banche multilaterali di sviluppo fino ad arrivare alla parte più esterna: i privati attivati da iniziative pubbliche. Uno dei nodi principali continua ad essere quello di chi deve mettere i soldi con trattative ancora aperte, in particolare tra Unione Europea e Cina. Con la prima che cerca di tirare la seconda dalla parte dei Paesi che contribuiscono ai fondi per il Clima.
La delusione sulle emissioni
Ma non c’è finanza senza riduzione delle emissioni e su questo il comunicato del G20 fa registrare malumori nel mondo delle ong e delle associazioni. I 20 riuniti a Rio, che rappresentano l’80% delle emissioni globali, si limitano a riprendere timidamente il risultato della Cop di Dubai, con la fuoriuscita dalle fonti fossili. Niente di più. Per vedere come andrà finire da tenere d’occhio sono anche i due ministri a cui è stato dato il compito di supervisionare i tavoli negoziali, cioè Regno Unito e Brasile. Londra vorrebbe prendersi la leadership appena gli Stati Uniti di Trump si faranno da parte. Mentre i secondi vogliono preparare il terreno per l’appuntamento dell’anno prossimo, quando ospiteranno a Belem la Cop30. Brasile-Azerbaigian, andata e ritorno.