Deforestazione: l'obiettivo azzeramento entro il 2030 è sempre più lontano

Nel 2023 la deforestazione su scala globale non solo è cresciuta, ma è anche più alta rispetto a quando nel 2021 oltre 140 Paesi promisero di azzerarla entro la fine di questo decennio durante la COP26 di Glasgow. Lo rivela l’ultimo report di Forest Declaration Assessment, un gruppo di centri di ricerca, think tank, Ong che dal 2015 monitora l’impegno dei Paesi nella deforestazione. Secondo lo studio, l’anno scorso sono stati distrutti 6,4 milioni di ettari di foreste in tutto il mondo e ne sono stati danneggiati 62,6 milioni. I Paesi con il tasso di deforestazione più alto sono Indonesia, Bolivia e Brasile, per motivi legati sia alla politica nazionale che alla produzione di carne, soia, olio di palma e carta e di materie prime. America del Sud e Caraibi Per essere sulla buona strada verso l'eliminazione della deforestazione entro il 2030, nel 2023 il mondo avrebbe dovuto limitare la perdita di foreste a 4,38 milioni di ettari. Non è stato così: l’anno scorso, il tasso di deforestazione mondiale ha superato del 45% l’obiettivo prefissato e si è rivelato particolarmente significativo in America Centrale e del Sud. Oltre alla perdita di biodiversità, al danneggiamento dei sistemi ecologici e l’eliminazione di fonti di sostentamento fondamentali per le popolazioni locali, la deforestazione resta anche una delle principali fonti di emissioni di gas serra. Nel 2023, questo fenomeno ha portato all'emissione di 3,8 miliardi di anidride carbonica: se la deforestazione fosse un Paese, sarebbe il quarto per emissioni al mondo, dopo Cina, Stati Uniti e India. Brasile, Indonesia e Bolivia Tra i dieci Paesi che hanno perso il maggior numero di ettari di superficie forestale nel 2023, solo il Paraguay è riuscito comunque a rimanere all’interno dei suoi obiettivi di limitazione delle deforestazione. In particolare, la deforestazione in Indonesia ha rappresentato il 65% del totale nell'Asia tropicale nel 2023. Sebbene l'attività mineraria rappresenti una crescente minaccia insieme alla coltivazione di palme e all’industria della cellulosa, l’Indonesia era riuscita, tra il 2015 e il 2017 e anche tra il 2020 a 2022, a registrare il calo più ripido nella deforestazione tra tutti i paesi tropicali al mondo. La Bolivia ha registrato un allarmante aumento della deforestazione, con un incremento del 351% tra il 2015 e il 2023, e del 21% solo tra il 2022 e il 2023. Il Paese sta infatti affrontando una crisi economica che potrebbe portare a una svalutazione della valuta: per contrastare questa situazione, il governo ha introdotto una serie di riforme per sostenere il settore agroindustriale che incoraggiano l’espansione dei territori agricoli, a discapito delle foreste. Oltre all'agroindustria, altri fattori includono l'espansione dei piccoli coltivatori e lo sviluppo di nuove infrastrutture. Australia, Colombia e Vietnam Nel 2023, i Paesi dove la deforestazione si è ridotta in maniera più significativa rispetto ai livelli di riferimento sono stati Australia, Colombia, Vietnam, Venezuela e Paraguay. Nel grafico appaiono anche Brasile e Malesia, due dei dieci Paesi con i tassi più elevati di deforestazione al mondo e tra i più lontani dal raggiungere gli obiettivi di riduzione della deforestazione stabiliti per il 2030. Nonostante questo, hanno fatto progressi significativi: il Brasile ha ridotto la deforestazione del 9% rispetto ai livelli di riferimento, mentre la Malesia ha ottenuto una riduzione del 16%. Queste riduzioni segnalano una tendenza positiva, ma non stanno avvenendo abbastanza rapidamente per fermare la deforestazione entro il 2030. Nel caso del Brasile, il presidente Luiz Inácio Lula da Silva ha riportato la conservazione delle foreste al centro dell'agenda politica brasiliana, dopo un periodo di declino durante il governo precedente, guidato dall’ultraconservatore Jair Bolsonaro. Nonostante gli sforzi nella regione amazzonica, il Brasile si trova ora però ad affrontare una nuova sfida: l'aumento della deforestazione nel Cerrado, una vasta savana tropicale di cruciale importanza ecologica.