Roger, nasce il vaso in fibra di canapa ecosostenibile che può sostituire la plastica
AmbienteTra le sue caratteristiche principali ci sono l'impermeabilità, la capacità di resistere per lunghi periodi e il basso costo, paragonabile a quello degli attuali vasi in plastica, ma senza causare danni all'ambiente
È resistente quanto quelli di plastica, è impermeabile quanto loro e soprattutto si può produrre e vendere allo stesso costo. È compostabile, biodegradabile e, al contrario di quelli in plastica, non ha impatti negativi sull'ambiente. Si tratta del nuovo vaso in fibra di canapa ideato e realizzato dall'impresa Roger e dal suo fondatore Giampaolo Teti, 26 anni, il cui obiettivo è quello di rivoluzionare il settore florovivaistico contribuendo con la sua "creazione" a un impatto ambientale pressoché nullo.
Parliamo di un settore fortemente dipendente dai materiali di sintesi: la plastica è il principale strumento utilizzato per produrre vasi, sia per le sue qualità come resistenza e impermeabilità, sia per il basso costo di produzione e di vendita . E, se si considera che un singolo vivaio medio piccolo dedicato alla coltivazione possiede tra i 500 mila e il milione di vasi, non è difficile immaginare quanto sia grande l'impatto ambientale prodotto da questo settore.
Il vaso
Teti spiega che l'idea gli è venuta dopo aver letto La Terra inabitabile di David Wallace-Wells, un saggio che esplora gli impatti catastrofici del cambiamento climatico da oggi ai prossimi 50 anni. Da lì "ho capito che volevo lavorare nella sostenibilità e dare il mio contributo per combattere la crisi climatica, che è la sfida più importante che ci troveremo ad affrontare nei prossimi anni".
E le fibre naturali, in particolare quella di canapa, si sono dimostrate la risposta alle sue domande: "Pensando a uno dei settori maggiormente dipendente dai materiali di sintesi, come quello florovivaistico, ho cercato di trovare un modo per ridurre gli impatti ambientali. È nato così il mio prototipo, un vasetto largo circa 10 centimetri, con un tessuto composito innovativo in fibre naturali, compostabile, biodegradabile, durevole nel tempo e resistente all’acqua grazie a dei collanti naturali che vengono applicati direttamente sul vaso. Si tratta di un semilavorato che è anche resistente agli urti, resiliente e capace di assumere qualsivoglia forma tridimensionale. Tutte caratteristiche che sono state verificate da alcuni vivaisti del Piemonte e della Liguria che hanno testato il prodotto e ne hanno riconosciuto la praticità, i vantaggi, la sostenibilità e, di conseguenza, anche la possibilità di inserirli nel mercato allo stesso prezzo di quelli in plastica".
Un progetto più ampio: Nuova Filiera
Il vaso progettato da Teti è soltanto il primo passo di un progetto più ampio che ha l'obiettivo di riformare l'intero settore della canapa industriale. Questo materiale, come riporta una ricerca dell'Università La Sapienza di Roma, può essere utilizzato in svariati settori della società: con il seme si possono produrre oli che contengono tutti gli amminoacidi essenziali; con il fiore si producono unguenti e medicinali; dalla corteccia si ricava la fibra, utilizzabile nell’industria cartiera, ma anche nella bioedilizia, nelle bioplastiche vegetali e nell’industria tessile; grazie alla radice ci si possono ricavare prodotti di erboristeria, ma anche alimenti e cosmetici. Da qui l'idea del progetto Nuova Filiera: costruire un unico impianto industriale capace di lavorare ogni parte della canapa.
"Soffriamo di un gap tecnologico causato dall’abbandono della coltivazione della canapa durante il secolo scorso - racconta Teti -. Gli impianti industriali realizzati fuori dall’Italia richiedono 2,5/3 milioni di euro d’investimento e circa mille ettari per sostenere la produzione, entrambi fattori non compatibili con la nostra realtà. Con Nuova Filiera, invece, abbiamo progettato un nuovo tipo di impianto il cui costo è circa un terzo, compreso di avviamento dell’impresa, coltivazione, raccolta, dipendenti e pubblicità, con un minimo di 50 ettari a propria disposizione".
Si parla di spazi 20 volte minori, costi fino a sei volte inferiori e un’eliminazione quasi completa degli impatti ambientali causati dai materiali di sintesi.
I vantaggi della canapa
Secondo un report Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) del 2019, la produzione annuale di plastica a livello mondiale si attesta sulle 500 milioni di tonnellate, raddoppiate dal 2000 ad oggi nel giro di soli 20 anni. Il suo basso costo è un fattore determinante, perché se ad oggi l’eliminazione di questo ed altri materiali di sintesi non è ancora avvenuta è per la difficoltà di trovare un sostituto competitivo che possa tenere stabile il mercato senza minare l’economia dei Paesi.
"I vantaggi della canapa? Ha tutte le caratteristiche che ha anche la plastica per creare prodotti economici e di eccellente qualità - continua Teti -. È una pianta ubiquitaria, questo significa che è coltivabile in ogni parte del mondo non rendendo necessari ulteriori costi di trasporto. Ogni ettaro di canapa produce inoltre fino a 150 quintali di biomassa in un ciclo di vita di soli sei mesi, l’equivalente di quattro ettari di foresta, raccogliendo in cambio 13 tonnellate di anidride carbonica. Peccato che una foresta cresca in diverse decine d’anni, mentre alla canapa bastano soltanto sei mesi. Questa immensa capacità di produzione renderebbe possibile sostenere le richieste di mercato globali, sostituendo la plastica senza causare danni all’economia. Quando si parla di ambiente è necessario guardare anche al fattore economico, perché senza un reale vantaggio o alternativa è impossibile perpetuare un cambiamento nella nostra società".
Teti non è il primo a pensare alla canapa come alternativa alla plastica, ma fino a lui lo stato della tecnica attuale non permetteva un reale inserimento di questo prodotto nel mercato. Tra i principali motivi ci sono il costo troppo elevato, che negli anni ha scoraggiato ricerca e imprenditori, ma anche il fatto che il territorio italiano abbia, in particolare al nord, tante proprietà agricole di poche decine d’ettari disposte a macchia di leopardo. Per la sua conformazione geografica è quindi quasi impossibile che in Italia si possa arrivare a disporre dei mille ettari che venivano finora richiesti. L'idea di Nuova Filiera è quella di risolvere tutti questi problemi, organizzando in un’unica struttura, economica e di ristrette dimensioni, l’intera lavorazione e stoccaggio della canapa.