Tra rinnovabili e nucleare, il caleidoscopio energetico dell’Europa

Negli ultimi anni, i Paesi europei hanno intrapreso grandi sforzi per rendere la produzione di energia più sostenibile. Secondo Eurostat, nel 2022 , le rinnovabili erano la principale fonte di produzione di energia nell’Unione europea, ammontando al 43% del totale. La seconda fonte era il nucleare , seguita dai combustibili solidi come carbone, legno o altri , il gas naturale e il petrolio . Le proporzioni cambiano però radicalmente guardando ai singoli Paesi. Malta è l’unico Stato membro che produce il 100% dell’energia attraverso fonti rinnovabili, seguito a stretto giro dalla Lettonia , dal Portogallo e da Cipro . In 15 Paesi Ue l’energia prodotta attraverso le rinnovabili rappresenta almeno la metà della produzione totale. L’Italia fa parte di questo gruppo, producendo più di tre quarti del totale dell’energia da fonti rinnovabili; il restante 13,9% è prodotto grazie alla combustione del petrolio, il 7,3% dal gas naturale e il 3,4% dai combustibili solidi. La Francia produce la maggior parte della sua energia grazie alle centrali nucleari , così come il Belgio e la Slovacchia . La Germania, un tempo fortemente dipendente dalle sue centrali a carbone, si sta lentamente convertendo alle rinnovabili, che oggi contribuiscono per il 50,7% della produzione energetica interna. I combustibili solidi rappresentano tuttavia ancora il 33,5% della produzione totale tedesca, seguiti dal nucleare , dal gas naturale e dal petrolio . I combustibili solidi sono invece ancora la principale fonte di energia in Polonia , Estonia , Repubblica Ceca e Bulgaria . Le percentuali maggiori di energia prodotta attraverso il gas naturale si registrano nei Paesi Bassi , in Irlanda e in Romania , mentre la più alta relativa al petrolio in Danimarca . L’Ue importa il 63% della sua energia Ma la produzione interna ai Paesi europei copre solo una minima parte del loro fabbisogno energetico: nel 2022, l’Ue ha prodotto circa il 37% della propria energia, mentre il 63% è stato importato. È importante, dunque, guardare anche ai dati sulle importazioni per mettere in prospettiva quelli sulla produzione. L’energia prodotta a Malta, ad esempio, tutta proveniente da fonti rinnovabili, copre solo l’1% del suo fabbisogno, mentre il restante 99% è importato dall’estero. Gli altri Paesi europei con la maggiore dipendenza energetica sono Cipro, che importa il 92% della propria energia, Lussemburgo , Paesi Bassi , Grecia , Italia e Irlanda . I Paesi meno dipendenti sono invece Estonia , Svezia e Romania . La Norvegia, Paese particolarmente ricco di petrolio che non fa parte dell’Unione europea, ma che ve ne importa la stragrande maggioranza, ha un tasso di dipendenza dalle importazioni negativo, che nel 2021 ammontava a -616.6%: un dato esemplificativo di come gran parte delle fonti di energia importate dai Paesi europei non siano rinnovabili. Il totale delle forniture energetiche dell’Ue - che include sia l’energia prodotta che quella importata - consistevano infatti nel 2022 per il 32,3% da petrolio, per il 24,7% da gas naturale, per il 18,7% da fonti rinnovabili e per il 10,8% dal nucleare: un quadro ben diverso rispetto a quello relativo alla sola produzione interna.