La sfida della transizione verde per il PNRR nei Paesi del Sud Europa

Siccità, eventi meteorologici estremi, una rete di trasporti pubblici ancora poco elettrica e un patrimonio edilizio spesso obsoleto dal punto di vista energetico: Grecia, Portogallo, Italia e Spagna vivono sfide climatiche, energetiche e ambientali simili. Per affrontarle, oltre ai fondi nazionali, dal 2021 hanno a disposizione anche le risorse raccolte dall’Unione europea tramite il dispositivo di ripresa e resilienza , a partire dal quale ogni Stato europeo ha progettato un Piano nazionale di ripresa e resilienza . All’interno dei vari piani nazionali, le misure per la transizione ecologica devono impiegare il 37% delle risorse: ecco su quali obiettivi hanno deciso di concentrarsi i Paesi del Sud Europa e con quali risultati finora. L’efficienza energetica al primo posto Gli obiettivi principali su cui investono i Paesi dell’Europa del Sud sono l’aumento dell’efficienza energetica, la diffusione della mobilità sostenibile e lo sviluppo di energie rinnovabili. Il Portogallo, in particolare, presenta storicamente tassi bassi di efficienza energetica, principalmente a causa di edifici con scarso isolamento termico e orientamento solare inadeguato. Per questo motivo, il Paese ha fissato obiettivi ambiziosi per eradicare la povertà energetica entro il 2050, un problema che al momento riguarda tra 1,8 e 3 milioni di portoghesi. Questi obiettivi includono la riduzione della popolazione che riscontra problemi di comfort termico o infiltrazioni e umidità nelle loro abitazioni. Anche la Grecia investe circa un terzo dei fondi del PNRR per la transizione ecologica nel miglioramento dell’efficienza energetica. Tuttavia, la sua priorità resta lo sviluppo delle energie rinnovabili, settore in cui il paese ha ottenuto risultati notevoli. Nel 2023, infatti, il 57% del mix energetico nazionale è stato generato da eolico, solare e idroelettrico: un record nella produzione di energia da fonti rinnovabili e un incremento dell'8,5% rispetto all'anno precedente. Questo traguardo si inserisce in una strategia di lungo periodo che ha visto la Grecia più che raddoppiare la sua produzione di energia rinnovabile dal 2014. La Spagna, insieme all'Italia, è uno dei Paesi del Sud Europa che punta maggiormente sulla mobilità sostenibile. Entro fine anno, infatti, dovrebbe essere approvata dal parlamento una nuova legge sui trasporti che promuove pratiche ecologiche e riconosce la mobilità sostenibile come un diritto fondamentale. Il Paese investe anche molto nell'efficienza energetica e nelle energie rinnovabili, ma affronta alcune difficoltà. Mentre nel 2023 l'energia solare fotovoltaica ha superato le aspettative, lo sviluppo dell'energia eolica è stato più lento. Il progresso è ostacolato dalla scarsa penetrazione delle rinnovabili in altri settori e dalla lenta elettrificazione dell'economia, come i trasporti. In Italia, infine, la quasi totalità dei fondi destinati al miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici sono confluiti nell’ecobonus, un sistema di crediti di imposte destinato a rimborsare i privati che effettuano lavori di ristrutturazione per rendere gli edifici più efficienti dal punto di vista energetico. Oltre all'ecobonus, le altre risorse sono state allocate anche per l'installazione di pannelli fotovoltaici su terreni agricoli, il rafforzamento delle reti elettriche e per lo sviluppo del trasporto rapido di massa. Tuttavia, lo Stivale deve affrontare sfide significative, poiché oltre il 60% della produzione energetica proviene da fonti fossili, mentre l'Unione Europea richiede ai Paesi membri che almeno il 42% dell'energia provenga da fonti rinnovabili entro il 2030. Obiettivi difficili da misurare Per valutare l'efficacia dei piani nazionali di ripresa e resilienza, le istituzioni europee hanno stabilito un insieme di indicatori comuni, in base ai quali i Paesi sono obbligati a raccogliere e inviare dati a Bruxelles due volte l’anno. Tuttavia, come sottolinea l’associazione Openpolis, la presenza di questi indicatori e dei rispettivi dati non sempre rende più semplice valutare l’andamento dei singoli Paesi. Innanzitutto, le unità di misura utilizzate per il calcolo degli indicatori a livello dell'Unione Europea differiscono da quelle adottate dai singoli Stati, e così un confronto efficace tra i Paesi e le medie europee diventa impossibile. In alcuni casi, inoltre, come quello dei risparmi nel consumo annuale di energia della Spagna, il dato viene fornito in euro, e non in percentuale, rendendolo non immediatamente confrontabile con quello degli altri Paesi europei. Inoltre, non sono stati definiti obiettivi quantitativi specifici da raggiungere per ciascun indicatore entro la conclusione del dispositivo di ripresa e resilienza nel 2026, complicando ulteriormente la valutazione dei progressi compiuti dai piani nazionali in termini di transizione ecologica.