Siccità più dispersione idrica, la tempesta (di sabbia) perfetta

La perturbazione atlantica che, dopo Ferragosto, ha interrotto il caldo torrido dell’anticiclone africano sul Mediterraneo non ha, purtroppo, lenito la sofferenza idrica del suolo. Il sud del Paese è in emergenza siccità da inizio estate, e le piogge sono state molto scarse durante tutto l’inverno e la primavera precedenti. In diverse regioni l’acqua potabile è stata razionata e proprio Ferragosto è stato il primo “no water day”, il primo giorno in cui non c’è stata alcuna disponibilità di acqua per irrigare i campi coltivati. Pochi giorni di pioggia non possono certo sanare una crisi che si protrae da mesi, e ad aggravare la situazione è lo stato dell’infrastruttura di distribuzione dell’acqua. Disastroso. I dati rilasciati da Istat nell’ultimo report in tema non lasciano spazio a troppe interpretazioni. A cominciare dal primo macrodato: l’acqua dispersa nelle reti comunali di distribuzione dell’acqua potabile soddisferebbe le esigenze idriche di più di 43 milioni di abitanti per un anno intero. Viene perso tra le falle e le fessure delle tubazioni il 42,4% del totale prelevato. Una rete vecchia La rete è in larga parte vetusta, più della metà delle tubazioni è stata posata oltre 30 anni fa, un periodo di tempo considerato limite per l’integrità delle stesse. Un quarto del totale addirittura è interrato da più di 50 anni. E il tasso di rinnovamento e sostituzione è troppo lento per fare immaginare miglioramenti sostanziali nei prossimi anni. Anzi. A vedere i dati sulla dispersione a partire dal 1999, infatti, la situazione è progressivamente peggiorata. Venticinque anni fa la percentuale di acqua potabile dispersa era pari al 32,6%, nel 2012 era salita al 37,4% e al 42% nel 2018. In totale, negli ultimi 3 anni di rilevamento Istat, 13 delle 21 tra regioni e province autonome hanno visto crescere il malfunzionamento della rete. Differenze geografiche Sono indicative le differenze regionali e macroregionali sulla qualità dell'infrastruttura di distribuzione, e a disperdere più acqua sono proprio quelle zone in cui la siccità si fa più sentire. Nelle isole il 51,9 % del prezioso liquido viene perso nel tragitto tra bacini di raccolta ed estrazione e le singole utenze. Percentuale poco migliore quella registrata al Sud . Il Centro Italia si attesta vicino alla media nazionale mentre i più virtuosi - anche se ancora lontani dalle migliori pratiche del resto del continente - sono il Nord-est e il Nord-ovest, dove la dispersione è pari a un terzo del totale prelevato . Le regioni colabrodo Analizzando le singole regioni, la situazione migliore si trovano a Bolzano , in Emilia Romagna e in Valle d’Aosta . Mentre le cose si fanno addirittura drammatiche in Basilicata, dove quasi due terzi di acqua viene sprecata da tubazioni e valvole evidentemente logore, e in Abruzzo . Molto male anche quelle regioni con più del 50% di dispersione: Molise , Sardegna e Sicilia . Non sorprende, quindi, che i capoluoghi di regione con la rete di distribuzione peggiore siano Potenza, dove si raggiunge la percentuale insensata del 71%, l’Aquila e Campobasso .

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