Dagli Usa l'enzima mangia-plastica, ottenuto per caso
AmbienteI ricercatori stavano analizzando la struttura molecolare di un enzima che digerisse la Pet e, durante lo studio, l'hanno inavvertitamente modificata. Così hanno scoperto che la versione artificiale della proteina era molto più efficiente di quella esistente in natura
Proteina ottenuta per caso
L'anno scorso è stata la volta del bruco mangia-plastica scoperto da una ricercatrice italiana, Federica Bertocchini: dopo aver messo i vermi in una busta, si è accorta che la stessa era piena di buchi proprio perché gli animali l'avevano mangiata. Anche la scoperta degli scienziati americani è giunta per caso, quasi per errore: stavano analizzando la struttura molecolare di un enzima che riesce a digerire la plastica Pet e durante lo studio l'hanno inavvertitamente modificato, scoprendo che la versione artificiale era molto più efficiente di quella esistente in natura. Per studiare la struttura dell'enzima, i ricercatori hanno collaborato con il Diamond Light Source del Regno Unito, un super-microscopio che usa un fascio di raggi X 10 miliardi di volte più luminoso del sole. "Da quando la plastica è diventata popolare negli anni Sessanta, pochi avrebbero potuto prevedere che ci saremmo ritrovati con enormi isole di plastica che galleggiano negli oceani", ha affermato John McGeehan dell'Università di Portsmouth. "Bisogna usare tutte le tecnologie a disposizione per risolvere il problema".
Scommessa per il futuro
Il prossimo passo dei ricercatori sarà continuare a lavorare sull'enzima per renderlo ancora più efficiente e in modo da poterlo utilizzare a livello industriale e su larga scala. Gli strumenti per riuscire a farlo arrivano dalle biotecnologie e dall'analisi della struttura delle proteine e la scommessa per il futuro è avere un'arma da poter utilizzare nell'ambiente per degradare le tonnellate di plastica che lo invadono. SPECIALE: Dieci cose da fare per salvare gli oceani