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Legambiente: per le bottiglie di plastica giro d'affari da 10 miliardi

Ambiente
Bottiglie di plastica in uno stabilimento di produzione (Getty Images)

Secondo un dossier dell'organizzazione ambientalista, presentato in occasione della Giornata mondiale dell'acqua del 22 marzo, l'ampiezza di questo business è "un'anomalia tutta italiana"

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L'Italia produce fra i 7 e gli 8 miliardi di bottiglie l'anno per un giro d'affari di 10 miliardi di euro. Un dato in crescita e che va incontro, per il 90%, all'ampia domanda nazionale. In occasione della Giornata mondiale dell'acqua, Legambiente e Altraeconomia hanno fatto i conti del settore dell'acqua imbottigliata, un business che vede i consumatori italiani particolarmente attratti da questo prodotto che contribuisce ad aumentare la quantità di plastica prodotta. La denuncia delle due organizzazioni, però, mette in luce anche un altro aspetto: il denaro incassato dallo stato per le concessioni sullo sfruttamento delle risorse idriche, infatti, è una quota “irrisoria” che potrebbe essere innalzata con grande beneficio per le casse degli enti locali.

Acqua, bene pubblico

“L’acqua continua spesso a essere gestita come se fosse proprietà privata a vantaggio di pochi”, esordisce il comunicato di Legambiente, ovvero soggetti “che si assicurano enormi guadagni a discapito di cittadini, dell’ambiente e delle stesse casse statali”. Secondo il rapporto dei 10 miliardi di euro di giro d'affari per l'acqua in bottiglia, di cui 2,8 miliardi sono riferiti alle sole aziende imbottigliatrici, ritorna allo Stato appena lo 0,6%. “Le aziende infatti pagano canoni che raggiungono al massimo i 2 millesimi di euro al litro (un costo di 250 volte inferiore rispetto al prezzo medio di vendita dell’acqua in bottiglia)”, scrive Legambiente. Il Bel Paese detiene il record europeo, e l'argento mondiale, per il consumo di acqua imbottigliata pro capite, 206 litri annui; per far fronte a questa domanda “in Italia ci sono oltre 260 marchi distribuiti in circa 140 stabilimenti che imbottigliano gli oltre 14 miliardi di litri”.

La proposta

Per correggere la rotta dell'attuale modello di gestione dell'acqua Legambiente e Altraeconomia propongono di applicare un canone minimo a livello nazionale di almeno 20 euro al metro cubico, cioè 2 centesimi di euro al litro imbottigliato. L'aumento permetterebbe alle Regioni di incrementare gli introiti di oltre 200 milioni di euro l'anno, da reinvestire in politiche e interventi in favore dell'acqua di rubinetto e per la tutela della risorsa idrica. E di interventi la rete idrica ne avrebbe bisogno se si considera che la dispersione media è del 40,6% (mentre la media europea si assesta intorno al 23%). Il 60% degli acquedotti italiani, poi, ha un’età superiore a 30 anni (il 24% ha più di 50 anni) e su 350mila chilometri di tubazioni almeno la metà risulta da riparare o sostituire.

L'impatto della plastica

Prediligere l’utilizzo dell’acqua di rubinetto e ridurre l’eccessivo uso di bottiglie di plastica è anche al centro dei recenti cambiamenti in atto nella legislazione europea, scrive Legambiente ricordando la nuova proposta di revisione della direttiva sulle acque potabili, presentata lo scorso febbraio: quest'ultima punta alla riduzione del 17% dei consumi di acqua in bottiglia di plastica e un risparmio per le famiglie europee pari a 600 milioni di euro l’anno.

Acqua dal rubinetto: gli ultimi dati

Secondo una ricerca realizzata da Open Mind Research, diffusa anch'essa in occasione della Giornata mondiale, il 73,7% degli italiani ha bevuto acqua del rubinetto (trattata e non) negli ultimi 12 mesi, in aumento del 10% dal 2010. All'interno di questa quota il 44% degli intervistati afferma di bere l'acqua del rubinetto sempre o quasi sempre. Tuttavia, la possibile presenza di sostanze contaminanti nell’acqua del rubinetto continua a preoccupare molto il 34,7% degli italiani, mentre il 55,5% si dice "abbastanza preoccupato".