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È la giornata mondiale dell'acqua: cos'è e perché viene celebrata

Ambiente
Foto: Getty

La ricorrenza, istituita nel 1992, quest’anno affronta il tema "Nature for Water": verranno evidenziate soluzioni naturali per conservare e ripristinare il ciclo delle risorse idriche. Intanto, nel mondo, sempre più persone non hanno accesso a fonti salubri

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Il 22 marzo è la Giornata Mondiale dell'Acqua. La ricorrenza, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1992, è stata celebrata per la prima volta nel 1993. L’obiettivo è quello di richiamare l’opinione pubblica sull’importanza imprescindibile del bene primario per eccellenza: l’acqua corrente. E allo stesso tempo promuovere una gestione sostenibile delle risorse idriche. Secondo l’Onu, la domanda globale è cresciuta di sei volte negli ultimi 100 anni e continua ad aumentare al ritmo dell'1% ogni anno. Per questa ragione, fra 30 anni il mondo potrebbe aver bisogno del 30% d'acqua in più rispetto a oggi. Una risorsa quindi che è sempre di meno e per meno persone: stando all’ultimo report congiunto Oms-Unicef, circa il 30% della popolazione mondiale, pari a 2,1 miliardi di abitanti, non possiede nella propria abitazione un accesso continuato e sicuro all'acqua potabile.

"La Natura per l’acqua", il tema del World Water Day 2018

L’edizione 2018 della Giornata mondiale dell’acqua ha come tema "Nature for Water" ovvero "La Natura per l’acqua". In particolare si pone l’attenzione sulle soluzioni che la Natura stessa offre per conservare e ripristinare il ciclo naturale dell’acqua, impedendo che vengano sprecate le risorse idriche del nostro pianeta. Questo è uno degli obiettivi fissati dopo l’approvazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, nel settembre del 2016. Tra gli altri, per esempio, c’è quello di "migliorare la qualità dell’acqua e diminuire l’inquinamento, eliminando gli scarichi, riducendo al minimo il rilascio di sostanze chimiche e materiali pericolosi, dimezzando la percentuale di acque reflue non trattate e aumentando il sano riciclaggio e riutilizzo globale entro il 2030", oppure - sempre entro il prossimi 12 anni - "ridurre in modo sostanziale la produzione di rifiuti attraverso la prevenzione, la riduzione, il riciclaggio e riutilizzo".

Un bene per molti irraggiungibile

Nello specifico, riportano i dati pubblicati da Unicef-Oms, 263 milioni di persone devono camminare almeno mezz'ora per attingere l'acqua da fonti esterne e 159 milioni bevono acqua non trattata da fonti di superficie come corsi d’acqua o laghi. Globalmente, fino al 2015, soltanto 71 persone su 100 avevano a disposizione acqua proveniente da fonti controllate e prive di agenti chimici e/o inquinanti. Tuttavia, in alcune zone come quella dell’Africa subsahariana il numero di accessi ad acqua totalmente pura scende a 24 su 100 mentre il 10% circa della popolazione la ricava direttamente da fiumi, laghi, dighe, pozzanghere o canali d’irrigazione senza nessun filtro né trattamento.

Fonte: Unicef-Oms

Disuguaglianze sempre maggiori

Oltre ai fattori naturali, geologici e meteorologici, anche quelli antropologici - come ad esempio le guerre - diventano significativi se si parla di disponibilità e qualità dell’acqua a livello mondiale. Purtroppo, sempre più spesso, le zone già colpite da siccità, aridità e storicamente più povere di risorse idriche sono anche quelle dove si verificano gli scontri armati più frequenti e duraturi. Secondo il report Unicef-Oms, nei Paesi in cui si verificano conflitti, le possibilità per i bambini di utilizzare servizi idrici di base è quattro volte minore rispetto ai coetanei di Paesi in pace, mentre quella di avere accesso a servizi igienici è ridotta della metà. Enormi disuguaglianze anche tra aree urbane e rurali: 2/3 di coloro che dispongono di acqua tramite condutture casalinghe e 3/5 di coloro che hanno un gabinetto funzionante vivono in aree urbane. Addirittura 150 dei 161 milioni di persone che attingono acqua non trattata da laghi, fiumi o canali di irrigazione vivono in aree rurali.

Ecco chi consuma più acqua al mondo

Se le aree rurali sono quelle dove c’è - e quindi si consuma - meno acqua, quelle industrializzate hanno quasi il monopolio delle risorse idriche mondiali. Inevitabilmente sono anche i Paesi che ne utilizzano di più: secondo i dati riportati da Statista, nel 2016 la nazione che ha consumato più acqua è il Canada con 1017 metri cubi pro capite all’anno. Poco dietro c’è la Spagna con 708 metri cubi, a chiudere la top ten troviamo la Germania a quota 312.

Fonte: Statista