Secondo un nuovo studio, i livelli di microplastiche presenti nel continente sarebbero anche cinque volte più alti di quelli finora stimati e gli effetti sulla fauna marina sono ancora inesplorati. SPECIALE SKYTG24: Un mare da salvare
Nemmeno un luogo remoto come l'Antartide è immune all'inquinamento, anzi la quantità di plastica che vi finisce è perfino maggiore di quanto si credeva. Lo evidenzia un nuovo studio condotto da Università di Hull e British Antarctic Survey, che ha rilevato livelli di microplastiche cinque volte più alti di quelli che ci si aspetterebbe dalle fonti locali di inquinamento come navi e stazioni di ricerca.
La plastica "viaggia" con le correnti oceaniche
Pubblicato sulla rivista Science of the Total Environment, lo studio avanza un'ipotesi sulla fonte di una tale, inaspettata, quantità di microplastiche in Antartide. Per gli scienziati potrebbe essere la corrente circumpolare antartica, finora ritenuta quasi impenetrabile. Si tratta della principale corrente dell'Oceano meridionale (che rappresenta il 5,4% degli oceani) e l'unica che circola intorno all'intero globo.
Pericolo microplastiche
Le microplastiche sono particelle dal diametro inferiore a cinque millimetri di cui sono pieni prodotti e accessori di uso quotidiano per l'uomo, dal dentifricio ai vestiti. Oltre a detersivi, tessuti e saponi, si formano anche a partire dalla spazzatura di plastica che finisce negli oceani. Una piaga da quasi 8 tonnellate all'anno che minaccia la vita di uccelli, pesci e altri animali marini. Senza contare i danni per l'uomo visto che le microplastiche finiscono tramite la catena alimentare anche nel nostro piatto. Secondo le stime dei ricercatori in un decennio finiscono nell'Oceano meridionale fino a mezza tonnellata di particelle di microplastiche da prodotti perla cura personale e oltre 25 miliardi di fibre di tessuti come risultato di attività turistiche, ittiche e di ricerca scientifica. A livello locale, spiegano gli scienziati, è una quantità non trascurabile.
Effetti ancora sconosciuti sull'ecosistema
L'Antartide ha un ecosistema "molto fragile", afferma Catherine Waller, autrice principale dello studio. Ci sono "balene, foche, pinguini che trovano nel krill e in altro tipo di zooplankton l'ingrediente principale della loro dieta". "Monitoriamo i grossi residui di plastica in Antartide da trent'anni", aggiunge la biologa Claire Waluda, co-autrice. "Sappiamo che possono essere ingeriti dagli uccelli marini o intrappolare le foche, ma gli effetti delle microplastiche sulla fauna marina nell'Oceano meridionale sono ancora sconosciuti".