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Grosseto, la tartaruga Olà torna a casa: libera e in mare. VIDEO

Ambiente

Stefania Passarella

La tartaruga Olà al Centro Tartanet di Talamone (Foto: Parco regionale della Maremma)

Dopo quasi un anno e mezzo di cure e riabilitazione la Caretta caretta, che era stata salvata da una parziale paralisi, è stata rilasciata sulla spiaggia di Marina di Alberese nell'ambito di un'iniziativa di Legambiente. LO SPECIALE SKY UN MARE DA SALVARE

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Applausi e cori di incoraggiamento per il ritorno "a casa", in mare aperto, per Olà, la Caretta caretta salvata da una parziale paralisi causata, probabilmente, da un incontro ravvicinato con le reti dei pescatori. La tartaruga marina è stata liberata il 26 maggio sulla spiaggia di Marina di Alberese (Grosseto) durante una delle iniziative di Legambiente per la campagna "Spiagge e fondali puliti". 

La storia di Olà

Il recupero di Olà non è stato veloce. La tartaruga è giunta ferita al Centro di recupero per tartarughe marine di Grosseto nel novembre 2015 e nella primavera del 2016 è diventata ospite del Centro Tartanet di Talamone per completare il ciclo di cure. L'esemplare, racconta a Sky TG24 Lucia Venturi, presidente del Parco regionale della Maremma che gestisce Tartanet, "aveva una parziale paralisi delle pinne posteriori che ne impedivano il mantenimento della corretta posizione in acqua". Grazie agli sforzi dei veterinari del Centro Olà ha cominciato a recuperare buona salute, ma a un certo punto ha avuto bisogno di fare un po' di esercizio motorio. Aveva bisogno di più spazio per la "fisioterapia". Per questo, spiega Venturi, a novembre 2016 è stata trasferita presso l'Acquario di Livorno. A disposizione di Olà una vasca da 30 mila litri d'acqua in cui ha potuto fare riabilitazione e riprendere forza. La tartaruga ha recuperato 8 chili di peso e ha ripreso a nuotare muovendo tutte le pinne. Un traguardo premiato con l'unico finale possibile: la libertà e il ritorno in mare aperto.

Plastica, eliche e ami "killer" per le tartarughe

Le cause principali per i danni alle tartarughe marine sono soprattutto tre, spiega Lucia Venturi. In primo luogo "l'ingestione di rifiuti, plastica soprattutto". Poi "l'ingestione di ami con lenze, oppure l'impatto con eliche e imbarcazioni a motore". La plastica, grande fonte di inquinamento degli oceani, non risparmia nemmeno il Mediterraneo ed è pericolosa anche per l'uomo. Nelle tartarughe, dopo che viene ingerita, provoca una specie di effetto "bolla d'aria" e non permette più agli animali di immergersi come dovrebbero. Se la quantità ingerita non è molta, aggiunge Venturi, "solitamente la tartaruga riesce a espellere la plastica e a riprendere il normale galleggiamento". Ma in casi più gravi l'animale può morire. MAPPA: Gli oceani più inquinati

La festa per Olà dopo la pulizia della spiaggia

Olà è stata liberata al termine della mattinata di pulizia di spiagge e fondali marini nell'ambito dell'omonima campagna nazionale di Legambiente, in collaborazione con il Parco regionale della Maremma e la Pro loco di Alborensis. Un evento che rientra nel progetto europeo Clean Sea Life che si occupa di attività di monitoraggio e pulizia insieme a cittadini e operatori del mare di tutta Italia. Volontari, educatori di Legambiente e tanti ragazzi hanno ripulito la spiaggia e a fine lavori hanno trovato ancora le forze e l'entusiasmo per fare il tifo per Olà.

Mediterraneo, ogni anno 130 mila Caretta caretta in trappola

Secondo le stime riportate dal sito del progetto TartaLife, nel Mediterraneo ogni anno sono oltre 130 mila le tartarughe marine della specie "Caretta caretta" che rimangono vittime di catture accidentali da parte dei pescatori professionisti. Circa 70 mila abboccano agli ami utilizzati per la pesca del pescespada, oltre 40 mila restano intrappolate nelle reti a strascico e circa 23 mila in quelle da posta per un totale di 133 mila catture. A morire sono più di 40 mila. Senza contare quelle che periscono o che hanno problemi per aver ingerito rifiuti di plastica scambiati per meduse o cibo.