Argentina, troppi castori: abbattimenti al via per salvare i boschi
AmbienteNel Paese sudamericano questi animali furono introdotti nel 1946. Ora sono troppi: e parte un progetto finanziato dalle Nazioni Unite che prevede l’eliminazione di 10mila esemplari
Un’operazione di tutela ambientale che prevede l’uccisione di migliaia di castori. Non è un paradosso, ma la decisione del ministero delle Politiche ambientali argentino: l’obiettivo è salvare i boschi del Sud del Paese, che nel corso degli anni sarebbero stati ridimensionati proprio per l’opera dei roditori. Introdotti, a quelle latitudini, dall'uomo.
Il programma del Governo argentino - Il programma comincerà con una fase pilota, che servirà per calcolare costi e durata dell’intera operazione. Sono state individuate 8 aree sulle isole della Terra del Fuoco, nelle quali squadre di 10 persone dissemineranno trappole: in questa prima fase si punta ad uccidere fra i 5mila e i 10mila castori, circa il 10% della popolazione. L’obiettivo è raggiungere poi l’eliminazione dell’80% dei castori, operazione da ripetere una volta all’anno per dieci anni, come ha dichiarato il segretario del ministero, Diego Moreno. Per ogni “mattanza” si stima un mese e mezzo di tempo necessario; il programma è stato approvato dal Cadic (Centro australe di indagine scientifica) e conta sui finanziamenti delle Nazioni Unite e l’appoggio delle Ong ambientaliste locali, come Vida silvestre.
I primi esemplari? Importati dal Canada - Il Governo argentino ha deciso di avviare le operazioni di abbattimento a seguito delle devastazioni causate dall'aumento incontrollato della popolazione di questo roditore. Che in Argentina è una specie esotica: nel 1946 furono introdotti 20 esemplari, portati dal Canada da parte dell’esercito argentino. L’idea era quella di “impiantarli” nella Terra del Fuoco, un habitat simile per condizioni climatiche alle foreste canadesi, per poi ricavarne carne e pellicce. La situazione però, come riportato da "El país", è presto sfuggita di mano: i castori si sono moltiplicati rapidamente e, in mancanza di predatori naturali come orsi e lupi, hanno disboscato un’area pari al doppio della città di Buenos Aires. La vegetazione argentina, inoltre, si è evoluta senza la presenza del castoro e quindi non ha sviluppato le contromisure adatte all’opera di erosione dei roditori: mentre nell’emisfero nord salici e pioppi ricrescono se menomati dai castori, lo stesso non si può dire per “lengas”, “ñires” e“coigües” delle foreste australi. Ai denti affilati di un castoro basta un giorno per far capitolare un albero che ha impiegato anche 80 anni per crescere. Una situazione documentata anche da un documentario del Claudio Bertonatti, intitolato "Castores: la invasión del fin del mundo".
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Una rischiosa attrazione turistica - Pur non essendo indigeni, i castori sono subito entrati nell’economia di questa parte dell’Argentina. La città di Ushuaia, più di 3mila km a sud della capitale, ha ad esempio fatto di questo animale una fonte di attrazione turistica, tra i ristoranti che cucinano la sua carne e visite alla vicina isola di “Cerro Castor”, dove si ammirano le grandi dighe in legno costruite dai roditori. Già negli anni ’90, però, crebbe il timore per la crescita esponenziale della popolazione e nel 2006 la specie è stata dichiarata “dannosa e pericolosa” dal ministero. La caccia, incoraggiata dalle autorità, non ha intaccato in maniera significativa le colonie di castori, visto che i cacciatori si limitavano a operare in prossimità dei sentieri senza addentrarsi nei boschi. Così, nel 2008, i governi di Argentina e Cile (ai quali appartiene l’isola della Terra del Fuoco) hanno firmato un accordo per l’eliminazione dei castori. “Non fanno male solo all’ambiente, ma distruggono ponti, rompono tubi fognari e possono contaminare le acque potabili con i loro parassiti”, ha affermato a "El país" il portavoce del ministero, spiegando come quella adottata sia l’unica contromisura possibile per salvare i boschi.