Fiorenzo Gimelli: "Il cinema mostra la normalità delle coppie LGBT"

Cinema

Veronica Rafaniello

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Dal 1992 A.G.E.D.O., l’associazione che riunisce genitori, parenti e amici di ragazzi omosessuali, bisessuali e transessuali, si batte per l’uguaglianza dei diritti civili e per l’affermazione del diritto all’identità personale. In attesa dei nuovi episodi di When We Rise, la miniserie in onda su Sky Cinema Uno, ogni martedì alle ore 21.15, abbiamo fatto due chiacchiere con Fiorenzo Gimelli, presidente del gruppo che costituisce un importante punto di riferimento sia per la comunità LGBT che per i genitori bisognosi di supporto dopo un inatteso coming out. Ecco l’intervista

Fiorenzo Gimelli è il presidente dell’A.G.E.D.O., l’associazione che riunisce genitori, parenti e amici di ragazzi omosessuali, bisessuali e transessuali, che dal 1992 si batte per l’uguaglianza dei diritti civili e per l’affermazione del diritto all’identità personale. In occasione della messa in onda di When We Rise, la mini serie in onda su Sky Cinema Uno ogni martedì alle ore 21.15, abbiamo fatto due chiacchiere col signor Gimelli sull’importanza di fornire ai ragazzi, ma anche agli adulti, tutti gli strumenti per capire sé stessi e gli altri, in quanto "solo un’adeguata educazione alla sessualità e all’affettività può davvero combattere pregiudizio e disinformazione".

Nel mese di Ottobre Sky Cinema manderà in onda ‘When We Rise’, la mini serie dedicata alla lotta per la conquista dei diritti LGBT. Tanta strada è stata fatta e tanta ancora da fare. Come si inserisce Agedo in questo scenario?

Agedo è nata nel 1992 con lo scopo di fare da ponte tra il mondo LGBT e quello etero. Noi siamo eterosessuali in difesa dei diritti dei nostri figli, dei nostri amici e li sosteniamo partecipando e organizzando iniziative di vario genere e tramite il dialogo con le istituzioni.

Come vede, oggi, la situazione in Italia? Qualcosa è cambiato rispetto al passato?

Qualcosa è cambiato, ora c’è una legge che tutela le coppie. Tuttavia, i ragazzi LGBT sono ancora persone di serie B, di passi avanti se ne stanno facendo, ma la strada è ancora lunga, soprattutto per quel che riguarda l’adozione. In Italia abbiamo diritti di serie A e diritti di serie B perché la società è ancora omofoba. 

Quali sono le principali difficoltà che vivono i genitori di fronte al coming out di un figlio?

I genitori sono vittime di una società che vede la famiglia eterosessuale come normalità e tutto il resto come anomalia. Di fronte al coming out di un figlio spesso non sono preparati, non hanno gli strumenti e le conoscenze per gestire la cosa. C’è sicuramente molta paura, non solo dell’emarginazione sociale, ma anche di essere colpevoli, di aver influito in qualche modo nell’orientamento sessuale dei figli, cosa che ovviamente è impossibile.

In che modo Agedo sostiene i genitori di ragazzi e ragazze omosessuali, bisessuali e transessuali?

Parlando e condividendo esperienze. Chi ha già elaborato aiuta chi non ci riesce, fornendo conoscenze e strumenti per capire la situazione.

Agedo ha prodotto il documentario ‘Due volte genitori’, cosa significa ‘essere due volte genitori’ ?

Significa rinascere come genitori, dal momento che si conosce e riconosce i propri figli nella loro pienezza.

Agedo fa anche attività nelle scuole. Un tema sensibile che non è facile da affrontare, quali sono state le vostre esperienze con gli studenti?

Sarebbe facile affrontarlo se nelle scuole si facesse educazione alla sessualità e all’affettività. Si pensa che di questo debba occuparsi la famiglia, ma i ragazzi non fanno domande ai genitori. La scuola dovrebbe offrire formazione con personale adatto, questo non va contro i valori che magari una famiglia vuol trasmettere ai figli, perché quelli si trasmettono in casa. Le due cose non sono antitetiche. Purtroppo quando noi diciamo queste cose veniamo accusati di voler diffondere e insegnare una fantomatica 'teoria del gender' che fuorvierebbe i ragazzi. Questo è falso ma fa molto effetto e facile presa su adulti disinformati.

Avete mai avuto problemi con genitori o scuole che non volevano lasciarvi parlare ai ragazzi?

Purtroppo sì. Molti genitori sono preoccupati poiché partono dal presupposto sbagliato che si possa influenzare l’orientamento sessuale di un figlio semplicemente parlandone.

L’omosessualità, oggi nel 2017, è ancora causa di bullismo?

Sì, è una delle cause principali perché nel mondo dei social network i problemi e le manifestazioni di bullismo si sono enormemente ingigantite. I ragazzi non si conoscono e hanno bisogno di un’educazione sessuale e sentimentale che gli insegni a gestire il proprio corpo che cresce. Non c’entra nulla con l’ideologia, questo tipo di educazione servirebbe a 360°, anche ad evitare gravidanze in età giovanissima, ad esempio.

Pensa che film e serie televisive sull’argomento possano aiutare i genitori ad una maggiore accettazione dell’omosessualità dei figli?

Certo, anche se ‘accettazione’ non è la parola corretta. Direi più ‘inclusione’, ‘consapevolezza’ che la società è per tutti e siamo tutti uguali. È questo che dobbiamo insegnare.

Il coming out dei personaggi famosi aiuta ad abbattere il pregiudizio?

Sicuramente, perché testimoniano la normalità della loro vita, la carriera non ne risente e neanche la loro popolarità. Mostrare la normalità, la quotidianità è quello che facciamo noi, per dimostrare che i ragazzi LGBT non sono alieni, sono i nostri figli e non vanno valutati in base all’orientamento sessuale.

C’è un film o una serie che consiglierebbe perché affronta in modo specifico il tema dell’omosessualità o per la presenza di un personaggio particolarmente positivo?

Ce ne sono molti, alcuni girati anche nella nostra sede. Le fiction con protagonisti coppie omosessuali servono a sdoganare l’idea di normalità, di vita quotidiana non diversa da quella di chiunque altro e che quindi non deve essere nascosta, ma merita di essere vissuta alla luce del sole.


 

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