Scala, è in scena la seduzione. E Casanova diventa una donna

Spettacolo
Polina Semionova è la protagonista di "L'altro Casanova"
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E' emancipata, rifiuta la monogamia, ama vivere alla ricerca del piacere fine a se stesso. Proprio come il celebre veneziano del Settecento. E' la protagonista del balletto di Gianluca Schiavoni, in prima assoluta a Milano. L'INTERVISTA

LE FOTO DEL BACKSTAGE

di Chiara Ribichini

La seduzione è donna. Oggi più che mai. Per questo se Casanova nascesse nei giorni nostri potrebbe indossare benissimo le vesti femminili. Perché solo una donna oggi può incarnare quel modo di conquistare spavaldo e raffinato, quella capacità di lusinga che hanno fatto dell’avventuriero e scrittore del Settecento il simbolo della seduzione. Ne è convinto Gianluca Schiavoni, ballerino e coreografo del Teatro alla Scala, creatore dello spettacolo “L’altro Casanova” in scena al Piermarini in prima assoluta da domenica 27 marzo fino al 14 aprile. "La protagonista è una donna super-emancipata che, proprio come Casanova, colleziona amanti per il piacere fine a se stesso" spiega il coreografo nato a Roma e dal 1992 nel Corpo di Ballo del Teatro alla Scala. "Una provocazione certo, ma senza alcun intento moralistico. L'unico messaggio che trapela dal palco è lo stesso che il mito del collezionista di donne del Settecento ci ha tramandato nei secoli: chi nella vita seduce e abbandona, chi pensa solo al divertimento e a soddisfare il proprio piacere è destinato a finire i suoi giorni nella totale solitudine". "L'altro Casanova", questo il titolo del balletto di Gianluca Schiavoni, sarà interpretato nelle prime recite dalla stella russa e prima ballerina dello Staatsoper Unter den Linden di Berlino, Polina Semionova. "Sembra un personaggio creato per lei. E' ammiccante, divertente, androgina e sensuale allo stesso tempo". Accanto a lei, nel ruolo di Eros Gabriele Corrado, giovane danzatore del Teatro alla Scala appena promosso solista. Nelle repliche si alterneranno la prima ballerina scaligera Marta Romagna (leggi l'intervista) e Mick Zeni e la coppia Sofia Rosolini ed Eris Nezha.

Giacomo Casanova diventa una donna: perché?
Perché è la donna oggi che seduce l'uomo. E' lei a scegliere. E' un gioco che, in realtà va avanti da secoli, ma fino a pochi anni fa era qualcosa che era nascosto.

Una provocazione?
Certamente. Oggi non si è ancora arrivati a una totale parità tra i sessi. Non a caso per l’uomo-seduttore-seriale c'è il termine Casanova (o Don Giovanni), per una lei ce ne sono molti altri che non è bene pronunciare né sentirsi affibbiare. Ma è innegabile che oggi le donne abbiano conquistato una certa libertà sessuale: sono più spregiudicate e disinteressate al giudizio degli uomini. Ed ecco che la mia Casanova è ammiccante e divertente.

Casanova è una donna del Settecento o del ventunesimo secolo?
Immaginare un Casanova donna mi ha catapultato di colpo nel 2011. Ma è uno spettacolo che viaggia dal Settecento al mondo contemporaneo. Nella storia, nella musica, nella scenografia e nella danza. Nel balletto Vivaldi e Albinoni convivono con compositori contemporanei come Alfred Schnittke che per me è come un Mozart che si fuma uno spinello. I costumi e le scene (guarda le foto) sono stati creati secondo un'estetica settecentesca ma realizzati con i materiali di oggi. Ed anche nel movimento dei ballerini c'è sicuramente l'eco delle danze di corte, soprattutto per quel che riguarda la geometria coreografica. Ma nel corso dello spettacolo la struttura geometrica così rigida si spezza via via insieme con la musica per lasciare il manierismo settecentesco ed arrivare alla società contemporanea.

Tornando ai giorni nostri, si è tanto parlato in questo inizio del 2011 delle donne scese in piazza in difesa della dignità che, a loro avviso, era stata offesa dal caso Ruby. C'è qualche riferimento nello spettacolo?
La coreografia è nata prima ma certo sposa benissimo il contesto contemporaneo e si presta a diverse letture e riflessioni anche alla luce dei fatti di cronaca più recenti. C'è un'immagine che emerge con forza nella mia creazione ed è quella di una donna che è sempre più potente dell'uomo. E c'è un messaggio: più ti diverti e più arrivi alla fine della vita da solo. Così Casanova è morto in esilio.

Le donne che emergono nelle intercettazioni del caso Ruby (il processo che vede imputato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per corruzione e prostituzione minorile) sembrano essere spregiudicate quasi come la Casanova donna protagonista del balletto...
Il rischio è che le donne di oggi nella conquista di un ruolo di potere seguano il modello maschile: così si crea a un corto circuito da cui nascono figure estreme, troppo aggressive e spregiudicate. La donna nell'ars amatoria ha già una forza in più per natura rispetto all'uomo, non ha bisogno di utilizzare gli strumenti maschili.

Torniamo al mito di Casanova. La storia della danza e del cinema sono piene di balletti e film ispirati al seduttore seriale. C'è qualche versione che ti ha ispirato?

L'idea di fare di Casanova una donna, un'idea del drammaturgo Andrea Forte, ci ha sganciato da tutte le rappresentazioni del passato. Ma c'è un regista che per me è stato fonte di ispirazione: Stanley Kubrick. In particolare c'è una scena alla fine di 2001 Odissea nello spazio in cui un astronauta compie una sorta di viaggio nel tempo: entra in una stanza dove se non fosse per una luce al neon sembrerebbe di essere nell'Ottocento. In quelle immagini c'è la percezione di essere nel futuro con l'inserimento di alcuni elementi del passato ma piano piano si sciolgono i riferimenti temporali. Nel costruire il viaggio del mio Casanova dal Settecento al 2011 ho pensato spesso a quella scena.

La Scala presenta una produzione tutta Made in Italy in un momento molto difficile per la danza e per la cultura in generale a causa dei tagli del governo...
Nonostante tutto il nostro Teatro rischia. Crede nei giovani, crede nel futuro e crede nel talento italiano. La fiducia nel futuro nasce dalla consapevolezza che dietro c'è un grande lavoro di tutti. L'Italia c'è, è questo il messaggio. E lo spettacolo nasce da ragazzi che hanno fatto l'Accademia della Scala come lo scenografo Aurelio Colombo o la costumista Erika Carretta.

Qualche mese fa un tuo collega, Francesco Ventriglia, ha avuto la sua stessa opportunità dal Teatro alla Scala ed ha presentato una creazione tutta sua. Poco dopo è stato nominato direttore del Corpo di ballo del Maggio Musicale fiorentino. Nel tuo futuro ti vedi più coreografo o danzatore?
Come danzatore ormai la mia primavera è terminata. Vorrei continuare a sperimentare. Ma l'importante è che io non smetta mai di dare al pubblico e di divertirmi. E' il pane di ogni artista, ballerino o coreografo che sia.

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