La causa è la forte denatalità
(ANSA) - VENEZIA, 30 DIC - Anche se di sole 205 mila unità, a livello nazionale il numero delle pensioni erogate agli italiani (pari a 22 milioni e 759 mila assegni) ha superato la platea costituita dai lavoratori autonomi e dai dipendenti occupati nelle fabbriche, negli uffici e nei negozi (22 milioni 554 mila addetti). I dati sono riferiti al 1 gennaio 2022. A dirlo è l'Ufficio studi della Cgia che rileva anche come la situazione più "squilibrata" si verifichi nel Mezzogiorno. Se nel Centro-Nord - con le eccezioni di Liguria, Umbria e Marche - i lavoratori attivi, anche se di poco, sono più numerosi delle pensioni erogate dall'Inps e dagli altri istituti previdenziali, nel Sud il sorpasso è già avvenuto: queste ultime, infatti, superano i primi di un milione e 244 mila unità.
In linea di massima, comunque, le ragioni di questo divario tra lavoratori e numero di pensioni per la Cgia vanno ricercate nella forte denatalità che, da almeno 30 anni, sta caratterizzando il nostro Paese. Il calo demografico, infatti, ha concorso a ridurre la popolazione in età lavorativa e ad aumentare l'incidenza degli over 65 sulla popolazione complessiva. La Cgia segnala che tra il 2014 e il 2022 la popolazione italiana nella fascia di età più produttiva (25-44 anni) è diminuita di oltre un milione e 360 mila unità (-2,3 per cento). Per quanto concerne il risultato "anomalo" del Sud, segnala che, rispetto alle altre ripartizioni geografiche d'Italia, il numero degli occupati è sensibilmente inferiore.
Infine la Cgia evidenzia che il risultato di questa analisi è sicuramente sottodimensionato; in Italia ci sono poco più di un milione e 700 mila occupati che dopo essere andati in pensione continuano, su base volontaria, a esercitare ancora l'attività lavorativa in piena regola. (ANSA).