I Bassano, storia di una famiglia di artisti e di una città

Veneto
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Oltre 40 opere in mostra al Civico, racconto di Melania Mazzucco

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(ANSA) - BASSANO DEL GRAPPA (VICENZA), 05 DIC - La storia di una famiglia, di una bottega di artisti che ha attraversato il Cinquecento, centrale con Jacopo nello sviluppo della pittura veneta, radicata nella vita di un luogo, Bassano, dove Jacopo di Berto, sarto, da Gallio, sull'Altopiano dei Sette Comuni, a metà del Quattrocento, si era trasferito. Dal 1479 cambierà cognome prendendo spunto dalla contrada vicino al ponte. Sarà il nome della città accompagnerà e renderà famosi, invece, i discendenti, di professione artisti.
    "I Bassano. Storia di una famiglia di pittori" è un titolo perfetto per una mostra, nel Museo Civico fino al 2 maggio prossimo, che consente di ammirare sotto una nuova luce una quarantina di dipinti dei "Bassano", da Francesco il Vecchio, poi alle prese con l'alchimia, passando per Jacopo, i figli Francesco e Leandro, Jacopo Apollonio, fino a una Madonna con il Bambino, San Marco, Santa Barbara e Santa Giustina, dipinta dal nipote Gerolamo circa nel 1610-20.
    Un'esposizione dal taglio intimo, avvolgente, curata da Barbara Guidi, direttrice del museo civico, assieme a Melania G.
    Mazzucco, nata da una necessità, il temporaneo disallestimento delle sale monumentali per una mostra dedicata ad Antonio Canova, e dalla volontà di non collocare le opere dei Bassano nei magazzini privando il pubblico di una delle essenze stesse della città del Ponte degli Alpini.
    Il percorso, visto lo stretto intreccio di vita e opere che legava i Bassano al luogo, non poteva che cominciare dalla Mappa della città di Bassano realizzata da Francesco il Giovane e Leandro Bassano. Se Francesco il Vecchio è ancora vicino agli influssi tardo gotici, è con Jacopo che l'arte della bottega dei Bassano prende il volo. Di Jacopo, ammirato dai patrizi veneziani, che ne collezionavano i dipinti, dalle diverse committenze civili e religiose, sono presenti opere fondamentali: da una Fuga in Egitto, del 1534, a quadri dove i motivi religiosi lasciano ampio spazio alla natura, alla caratterizzazione delle figure umane, agli animali. (ANSA).
   

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