Ratzinger:Vicario Trieste,da studioso coniugò fede e ragione

Friuli Venezia Giulia
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Ricordo di Mons. Malnati.Non si fidava appieno dei collaboratori

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(di Francesco De Filippo) (ANSA) - TRIESTE, 05 GEN - Il pontificato di Benedetto XVI fu caratterizzato dal voler "coniugare la fede con la ragione. Volle con le encicliche Deus caritas est e Spe salvi indicare con categorie culturali l'importanza della Rivelazione cristiana di un Dio amore, che deve sapere far ritrovare, non solo ai credenti, quella dimensione di senso che è valore del soprannaturale per la reale promozione dell'integralità della persona umana e del vivere civile".

E' il pensiero di Mons. Ettore Malnati, vicario episcopale per il laicato e la cultura diocesi di Trieste sul papato di Benedetto XVI, che aveva conosciuto e apprezzato, espresso all'ANSA.

Don Malnati definisce "magistrale" il discorso che Ratzinger tenne al Bundenstag, richiamando "il valore della legge naturale da tenere in considerazione per un'autentica etica delle leggi positive di uno Stato".

L'eredità che lascia è un pensiero profondo: la "costante attenzione e diffusione della ricerca della verità, la rettitudine di un riconoscimento, non solo per il mondo occidentale, che le fondamenta in un vivere degno dell'uomo e dell'intera famiglia umana sono il non soccombere ad una cultura del relativismo e di un 'pensiero debole' dove la dignità della persona non ha un riconoscimento oggettivo bensì è 'in balia' di criterialità sociali e culturali soggettivi - spiega il Vicario - Il rifiuto del rapporto uomo-Dio, coscienza e legge naturale porta ad un'etica 'fai da te' che può essere applicata diversamente da situazioni a situazioni incurante del bene oggettivo delle persone".

Dunque, proprio per la "rettitudine morale", "sentendosi in difficoltà circa la salute e costatate le vicende come quella del 'corvo', non potendo fidarsi appieno dei suoi stretti collaboratori, credo che in coscienza si sentì in dovere di rinunciare al gravoso peso del ministero petrino. Mai non si pentì. Questo gli reca onore".

La sua indole era "quella di uno studioso appassionato della dogmatica e dell'importanza della ragione per la fede e della fede per la ragione. Una persona rispettosa e gentile, più preoccupato per la tradizione ritualistica che per il coinvolgimento dei fedeli nell'azione liturgica offerta dal Concilio". (ANSA).

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