Migranti: lettera cittadini Trieste,garantire riparo a tutti

Friuli Venezia Giulia

In 570 scrivono a sindaco e prefetto, 'stop a indifferenza'

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(ANSA) - TRIESTE, 11 OTT - "Un numero imprecisato, ma molto alto, di richiedenti asilo stazionano giorno e notte in Piazza Libertà" e nelle zone limitrofe "in cerca di un riparo dal freddo e dalla pioggia, nell'assoluta indifferenza delle istituzioni che dovrebbero invece ricollocarli in sedi di prima accoglienza". "Non si tratta di allestire nuove strutture abitative ex-novo, ma di individuare in tempi strettissimi spazi idonei per garantire un riparo dal freddo e un utilizzo civile di servizi igienici di prima necessità, in attesa che arrivi il giorno del collocamento o della partenza agognata". Sono alcuni passaggi di una lettera aperta indirizzata al prefetto di Trieste, Annunziato Vardè, e al sindaco di Roberto Dipiazza, firmata da oltre 570 cittadini "che vogliono resistere al dilagare dell'indifferenza". Tra questi, Ariella Reggio, Paolo Rumiz, Nicoletta Romeo, Andrea Di Lenarda, Marta Verginella, Stefano Fantoni, Elena Cerkvenič, Andrea Avon.
    "Oltre alla mancanza di umanità - scrivono - nel loro abbandono, c'è anche una grave violazione delle norme. I livelli di responsabilità sono più di uno: il Ministero che non assegna a Trieste quote sufficienti per operare i trasferimenti dei richiedenti asilo in altre aree del territorio nazionale"; "la Prefettura, che di fronte a una situazione di difficoltà iniziata già da luglio, avrebbe dovuto agire con maggior sollecitudine per collocare temporaneamente le persone in attesa di trasferimento o per inserirle nel sistema di accoglienza diffusa di Trieste"; "il livello locale, segnatamente il Comune, che non agisce di concerto con la Prefettura per individuare e aprire spazi provvisori".
    Solo per esempio, concludono, "l'ex palazzetto di Chiarbola o i molti spazi vuoti nell'area della stazione o la sala Tripcovich che, in attesa della sua annunciata demolizione, possa per un'ultima volta svolgere una luminosa funzione di profonda umanità. Perché il problema non è il 'decoro' della piazza della stazione, ma l'abbandono delle persone. Il decoro è umanità, accoglienza, civile convivenza e riconoscimento dell'altro". (ANSA).
   

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