Libri: i Papaveri rossi di Floramo tra Sicilia e confine Est

Friuli Venezia Giulia

Prequel de 'La veglia di Ljuba'

(di Alberto Rochira) (ANSA) - UDINE, 11 OTT - ANGELO FLORAMO, COME PAPAVERI ROSSI (BOTTEGA ERRANTE EDIZIONI, PP. 295, EURO 18,00). La storia della vita "randagia" di un esule cacciato dalla terra in cui era nato, la Sicilia, per difendere fino in fondo le sue convinzioni politiche e per non rinunciare a essere un uomo libero. E' l'asse portante della trama di "Come Papaveri Rossi", nuovo romanzo di Angelo Floramo, docente, studioso e scrittore friulano, uscito nelle librerie lo scorso 6 ottobre per i tipi di Bottega Errante Edizioni (Udine).
    Protagonista è Antonino "Ninuzzo" Floramo, nonno dell'autore, la cui parabola esistenziale, scrive Angelo nella nota conclusiva dell'opera "fa pensare agli esuli di oggi, profughi indesiderati, tenuti lontano dalla fortezza Europa".
    La narrazione prende il via nello scenario arcaico di una Sicilia semifeduale del primo Novecento, dove il giovane ferroviere originario di Furniri matura l'adesione al Partito Socialista Rivoluzionario italiano, nato nel suo stesso anno, il 1884. Poi il servizio militare a Livorno, come volontario nel Regio Esercito,, dov'è tenuto d'occhio: cosa inevitabile per chi, come lui, "usciva da una famiglia come la sua, di briganti e socialisti". Suo compagno di branda il "gigante buono" Tommaso Cogolo di Stregna (Udine), ossia il contadino di lingua slovena Tomaž Kogoj di Srednje, nella Benecjia, "italianizzato" a forza dall'imperante nazionalismo dell'epoca.
    Dopo il congedo, il rientro in Sicilia, dove Ninuzzo si trova a fare i conti con il fascismo prima nascente e poi trionfante e dove l'amore disperato di Ninuzzo per l'affasciante e coraggiosa Rosa si scontra con un destino tragico. E poi il confino, che per Antonino ormai 42enne rappresenta l'inizio di una nuova vita. Dallo sbarco a Pola all'arrivo a Sutta (Sveto), nell'attuale Carso sloveno, dove avviene l'incontro con la "Majestra", la donna che da allora gli starà accanto.
    Scritto in un idioma "sporco e sanguigno", che spesso mescola l'italiano al siciliano, il veneto allo sloveno e al serbo-croato, "Come papaveri rossi", rimanda alle moltitudini di "uomini e donne pronti a innalzare la bandiera della rivolta", e che proprio come i fiori di campo "alle volte cadono, ma poi ritornano numerosi". "L'editore mi ha chiesto di scrivere un romanzo come fosse un prequel del mio libro precedente, 'La Veglia di Ljuba' - commenta lo scrittore - io ho pensato che sarebbe stata una gran bella sfida; poi il personaggio mi ha chiamato e ha preso vita nei suoni di una lingua che non era la mia, ma scaturiva inaspettatamente da sotto la pelle". Dopo il lancio avvenuto a Cervignano del Friuli, il romanzo sarà presentato il 22 ottobre in un evento aperto al pubblico al Teatro Palamostre di Udine (ANSA).
   

Trieste: I più letti