Nuova edizione del libro cult di Luigi Nacci
(di Francesco De Filippo) (ANSA) - TRIESTE, 23 FEB - LUIGI NACCI, ALZATI E CAMMINA, SULLA STRADA DELLA VIANDANZA (Ediciclo, pag. 186, euro 11.00 Nuova edizione). Non ha nulla di cattolico, ma ha molto di religioso "Alzati e cammina", di Luigi Nacci. Lui lo definisce un "eserciziario", perché la viandanza - neologismo che indica chi viaggia a piedi per mete anche molto lontane - ha più a che fare con un percorso interiore che non con il camminare, che "è solo un mezzo". Il libro, uscito nel 2014, è diventato un cult per chi si sposta a piedi, dunque una nuova edizione con una introduzione dell'autore.
"La viandanza non ha nulla in comune con il trekking che è una attività sportiva - distingue - Non è performativa, e camminare serve per entrare nella dimensione, anche onirica, di riflessione profonda, di conoscenza, rapporto con se stesso e ciò che c'è intorno"; è "possibilità di una vita nuova. Quando sei in cammino non conta la tua identità e potere sociale, hai poco con te, e lo dividi con chi incontri; ci si fida, ti devi adattare".
Un percorso concettualmente non troppo distante dall'addestramento Shaolin, dalla concentrazione per l'Illuminazione buddista o dagli ideali dei samurai; una laica e non bellica risposta occidentale a un mondo veloce e consumista che con moto centripeto trascina verso un'unica, effimera meta.
Un percorso duro: il libro "è scritto con fare marziale.
Esercizi assurdi da fare prima di mettersi in cammino, come andare a trovare un amico a piedi senza avvertirlo oppure in una notte di pioggia alzarsi e andare a camminare. E' pensato per chi è in una fase precaria della propria vita e voglia di cambiare". Un "rigore che indirizzavo a me, dandomi ordini".
Tanti e da categorizzare: 7 anni per scrivere il libro.
Nacci, triestino di origini meridionali, ha 43 anni e cammina da venti, "a volte per settimane, un mese, senza mai un problema. Non sono stato mai rapinato. Quando sei a lungo sulla strada, impari a stare alla larga da certe situazioni, esiste una sorta di codice anche per un viandante. In città c'è più diffidenza di uno con lo zaino, ma in campagna, in montagna, cambia tutto. Incontri vecchi, che hanno voglia di parlare, li ascolti e ti adottano: è farsi un bene reciprocamente. Al nord incontri nei bar, al sud nelle piazze". Per sé, sceglie il percorso più impegnativo: "Mi piace l'inverno, quando non incontri nessuno, Italia, ma anche Spagna, Balcani, dove c'è bassa densità di popolazione. Una volta sono partito da Madrid per la Galizia, un mese. Non ho incontrato proprio nessuno.
Faceva un freddo cane, chiesi al sindaco di un villaggio di dormire nella palestra, era al lavoro sul trattore, mi disse 'noi non lasciamo mai nessuno per strada' e mi indicò un ristorante. Ci andai, un posto surreale, con una signora enorme che sembrava uscita da un film di Almodovar, mi mostrò una stanza: 'il sindaco ti paga cena e stanza, fa sempre così'. Ma ho dormito anche sotto i portici delle chiese". Poi, è diventato guida turistica: "Porto in una settimana gente di ogni tipo con capacità fisiche diverse". Il Covid ha interrotto anche i percorsi interiori: "Ha seppellito la parte nomade di ciascuno.
L'estate scorsa ho attraversato tre regioni, in tenda, da solo, ho visto tantissimi che camminavano, dicevano che non ne potevano più. Mi attendo un'esplosione di persone a camminare, ed a porsi domande grandi, specie chi è più sensibile". (ANSA).