La bioarcheologia racconta e confronta le valli dell'Alto Adige
(ANSA) - BOLZANO, 20 DIC - Uno studio di paleogenetica condotto dall'Eurac di Bolzano sui resti scheletrici di 94 individui rinvenuti in 11 siti archeologici sparsi tra val Venosta, val Isarco, valle dell'Adige e Merano e risalenti al periodo tra il V e il XII secolo d.C. suggerisce che le persone si spostavano e si mescolavano, pur con alcune interessanti differenze all'interno del territorio. Anche la dieta era varia.
Per arrivare a queste conclusioni il gruppo di ricerca ha analizzato il Dna mitocondriale completo, cioè il Dna che si trasmette per linea materna, e alcuni isotopi che danno informazioni sulla dieta e sulla mobilità.
"Non possiamo parlare in assoluto di isolamento per la val Venosta perché anche lì, come nelle altre valli, abbiamo rilevato una elevata variabilità genetica. Tuttavia, se confrontata con le altre valli e con campioni europei, i nostri dati suggeriscono un minore scambio genetico in questa zona rispetto, per esempio, alla val Isarco. In quest'ultima anche i dati isotopici suggeriscono la presenza di un maggior numero di individui non-locali rispetto agli inumati dai siti della val Venosta, che risultano in maggioranza locali", precisa Valentina Coia, biologa di Eurac Research e prima autrice dell'articolo appena uscito sulla rivista "Archaeological and Anthropological Sciences". "Una possibile spiegazione può essere ricercata nella complessa rete di comunicazione presente nella regione alpina durante e dopo la caduta dell'impero romano che potrebbe aver favorito la mobilità e gli scambi soprattutto nella valle dell'Adige, in val Isarco e a Merano e meno in val Venosta." Anche per quanto riguarda la dieta lo studio ha osservato differenze tra le singole valli. "Per esempio in val Venosta e val Isarco era maggiore il consumo di proteine animali come carne o prodotti caseari e nella valle dell'Adige si consumava preferibilmente il miglio a differenza delle altre valli dove si prediligeva il frumento, probabilmente per fattori climatici e ambientali", spiega l'antropologa Alice Paladin, che ha preso parte allo studio. (ANSA).