Per il caso della ginecologa scomparsa in Trentino il 4 marzo
(ANSA) - TRENTO, 20 OTT - La procura di Trento ha iscritto nel registro degli indagati, per il reato di maltrattamenti, l'ex primario Saverio Tateo e la vice Liliana Mereu del reparto di Ostetricia dell'ospedale Santa Chiara di Trento. Lo scrive il quotidiano il Messaggero. Lo scorso agosto i carabinieri del Nas avevano ipotizzano il reato di maltrattamenti e avevano chiesto, con una informativa alla Procura di Trento, di iscrivere nel registro degli indagati l'ex primario e la vice. I due professionisti sono stati assegnati ad altro incarico lo scorso 12 luglio dopo la decisione della Commissione interna istituita dall'Azienda sanitaria di Trento.
Sarebbero inoltre 14 le persone, tra medici e infermieri, compresa Sara Pedri, che avrebbero subito demansionamenti e maltrattamenti sul lavoro. La commissione interna all'Azienda sanitaria aveva effettuato 110 audizioni riscontrando "fatti oggettivi e una situazione critica nel reparto" l'ex primario, attraverso i suoi legali, ha invece parlato di menzogne ed illazioni e di una campagna diffamatoria nei suoi confronti.
Nel reparto di ginecologia dell'ospedale Santa Chiara di Trento, secondo quanto riferito da alcune professioniste che vi hanno lavorato e dalla famiglia di Sara Pedri, il clima per il personale non sarebbe stato facile, con presunte pressioni e umiliazioni. Un clima - secondo la famiglia Pedri - forse all'origine della scomparsa della donna. Sul caso hanno operato anche gli ispettori mandati nel reparto dal ministro della saluto Roberto Speranza. Dopo aver visionato tutta la documentazione del reparto, dai registri delle presenze alle cartelle cliniche - avevano descritto la "elevata qualità delle cure". Ben diverso il giudizio espresso dal personale nelle audizioni in cui si sottolinea "un atteggiamento vessatorio" da parte del primario nei confronti di altri medici. Gli ispettori avevano anche accennato ad episodi di mobbing e di ostruzionismo sul lavoro, con insulti ai colleghi davanti ai pazienti e la loro esclusione dalla sala operatoria con "scopi mortificatori".
(ANSA).
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