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Montagna, il turismo nei rifugi fatica a ripartire

Piemonte

La pandemia ha causato un repentino cambiamento nella frequentazione dei rifugi con una diminuzione di oltre il 50% dei pernottamenti

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Il turismo nei rifugi di montagna fatica a ripartire dopo la crisi innescata dall'emergenza Covid. “La pandemia ha obbligato tutte le strutture a investire in sanificatori e a mettere in atto tutti i procedimenti di prevenzione e distanziamento per adeguarsi alle linee guida anti-Covid”, afferma Antonio Montani, Vicepresidente generale delClub Alpino Italiano a Il Bollettino. “Una conseguenza inevitabile è stato il repentino cambiamento nella frequentazione dei rifugi. Abbiamo assistito a una diminuzione di oltre il 50% dei pernottamenti”, da sempre la principale fonte di guadagno delle strutture.

Il turismo sulle montagne

“Verosimilmente ogni struttura, per adeguarsi alla normativa anti-Covid, ha dovuto sostenere delle spese nell’ordine di 5mila euro ciascuna. Ricordiamo che, oltre ai già citati sanificatori, tutti i rifugi si sono dovuti dotare di tavoli e ombrelloni da esterno per poter accogliere in maniera organizzata il flusso delle presenze. Il CAI , attingendo alle proprie risorse, ha messo a disposizione delle strutture un milione di euro per l’emergenza sanitaria, erogati tramite le Sezioni sul territorio”, spiega ancora Montani al sito Il Bollettino. “Ci potrà essere ripresa se le persone che si sono avvicinate alle terre alte avranno la sensibilità di capire che la montagna non è un parco giochi ad uso e consumo del turismo di massa. La montagna richiede tempo, rispetto, conoscenza. Solo fermandosi sul territorio, pernottando nei rifugi, imparando a conoscere l’ambiente e i suoi ritmi e rispettando la cultura dei luoghi proteggeremo e valorizzeremo il capitale umano e naturale”, ha poi concluso montani.