Il video ha l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini al rispetto delle regole del codice della strada e in particolare al divieto di utilizzare i telefoni cellulari alla guida. Cse-Flpl: “Spot al limite del danno d’immagine”
Il Comune di Torino ha realizzato una campagna pubblicitaria, attraverso uno spot interpretato da Bruno Gambarotta e Margherita Fumero, con l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini al rispetto delle regole del codice della strada e in particolare al divieto di utilizzare i telefoni cellulari alla guida. Ma come riporta l’edizione torinese del Corriere della Sera, i sindacati della polizia municipale, che poche ore dopo la diffusione del video sulle pagine social della città, hanno diffuso durissimi comunicati, nei quali definiscono lo sketch tutt’altro che “divertente”, ma piuttosto “offensivo” per chi ogni giorno indossa la divisa.
Lo spot
La trama vede Fumero vestire i panni di un’agente della polizia municipale mentre tenta di redarguire un maleducato automobilista che parla al telefono. L’uomo, però, non dà credito alle parole della vigilessa, tanto che si rende necessario l’intervento del marito, interpretato da Gambarotta, per punire l’indisciplinato conducente. Ed è proprio questa immagine che è stata mal digerita.
Le polemiche
Le prime rimostranze sono arrivate dal sindacato autonomo Csa, che in una nota parla di “divisa denigrata” e definisce lo spot come “una sbiadita copia dei peggiori film commedia anni Settanta”.
“Si sono spesi soldi per una campagna pubblicitaria che oltre ad essere brutta è anche denigrante per la categoria e soprattutto per le donne, la povera agente ha bisogno del marito per farsi rispettare — si legge nel volantino —. Forse voleva essere una parodia, ma è risultata una brutta caricatura, non fa certo riflettere sull’uso dei cellulari in auto tantomeno ne evidenzia il pericolo. Serviamo solo a fare multe, per il resto veniamo equiparati a comici (ma non fa neanche ridere) protagonisti di un film che è solo fantasia. Caro Bezzon e cara Sindaca, la strada è un’altra cosa”.
Le parole del Cse-Flpl
Parole pesanti arrivano anche dal sindacato Cse-Flpl: “Qualsiasi pubblica amministrazione, “normale”, di qualsiasi Paese del mondo che ha alle dipendenze un corpo di polizia e in un’epoca dove l’immagine ha fin troppo peso, ha l’interesse a veicolare un’immagine dei propri operatori con delle caratteristiche in linea con quello che qualsiasi cittadino medio si aspetta da loro e che ne costituiscono la base del profilo: professionalità, autorevolezza, capacità di risolvere i problemi e reattività”. Invece, insistono, “ciò che emerge dallo splendido capolavoro commissionato con soldi pubblici dall’amministrazione è l’esatto opposto di quella descritta”.
“Spot al limite del danno d’immagine”
Per il Cse-Flpl lo spot è “al limite del danno d’immagine” e non si esclude di valutare un risarcimento danni: “Ci chiediamo, poiché non è la prima volta che vengono veicolati tali tipi di messaggi (per la verità anche ad opera della passata e non rimpianta Amministrazione), se esse siano frutto di totale ignoranza sulle tecniche di ‘marketing’ e ‘pubblicità’ oppure se sono frutto di una precisa strategia volta a pubblicizzare una certa immagine del ‘vigile urbano’”.