"Una sentenza sbagliata e ingiusta - commenta l'avvocato della difesa -. Attendiamo le motivazioni e ricorreremo in appello"
Otto anni di reclusione per la 50enne accusata di aver tentato di avvelenare il marito mentre era ricoverato all'ospedale. Si è concluso così, al Tribunale di Asti, il processo di primo grado per tentato omicidio volontario nei confronti di Laura Davico. Il giudice Francesca Di Naro che ha accolto la richiesta del pubblico ministero Vincenzo Paone, condannando la donna, sorpresa a sbriciolare un mix di polvere topicida e farmaci nel bicchiere e nella minestra del marito, Domenico Dogliani, 56 anni, nel dicembre 2018 in cura al 'Santo Spirito' di Bra (Cuneo) per una polmonite.
La difesa
"Una sentenza sbagliata e ingiusta - commenta al quotidiano La Stampa l'avvocato della Davico, Roberto Ponzio -. Secondo i nostri periti la quantità di sostanze somministrate in concreto non era idonea a uccidere. Non è stato evidenziato un grado di tossicità tale da causare la morte. Il signor Dogliani non ha manifestato sintomi indotti dall'assunzione, e non ci sono stati effetti sull'organismo, né pericoli per la sua vita. Attendiamo le motivazioni e ricorreremo in appello".