L'accusa era di peculato per essersi impadronito del denaro versato dagli utenti per il rilascio di nove carte di identità. La difesa ha obiettato che si tratta di un equivoco da inquadrare "nel "caos cui versava l'anagrafe" nell'estate del 2018
Un impiegato dell'anagrafe di Torino è stato condannato a un anno e sei mesi dal tribunale. L'accusa era di peculato per essersi impadronito del denaro versato dagli utenti per il rilascio di nove carte di identità. La difesa ha obiettato che si tratta di un equivoco da inquadrare "nel "caos cui versava l'anagrafe" nell'estate del 2018 e che l'impiegato non si è mai comportato scorrettamente e aveva segnalato alla direzione l'inconveniente di cui rimase vittima. La somma contestata era di 190 euro ma la sentenza ha riconosciuto la colpevolezza per meno episodi e, quindi, per una somma inferiore.
Le dichiarazioni del pm
"Delle spiegazioni dell'imputato - ha detto il pm Francesco Caspani nel chiedere la condanna - ho capito ben poco se non che ristampava gli scontrini illeggibili per evitare di rimetterci in proprio se i conti non tornavano. Ma anche così sarebbe un peculato". "Quando lo scontrino era inservibile - aveva affermato l'impiegato, difeso dall'avvocato Pasquale Ventura - lo dovevo ristampare (la somma era sempre uguale: 22,21 euro - ndr) e dal Pos usciva a nome di un collega. Questo perché in tutto il piano c'era un solo apparecchio. Se ho sbagliato, l'ho fatto in buona fede".