L’accusa nei confronti del 37enne, giudicato con rito abbreviato, era di tentato omicidio. Aggredì la 43enne con una bottiglia rotta perché quest’ultima voleva lasciarlo dopo aver scoperto che l’uomo era stato condannato per femminicidio
Mohamed Safi, che nel 2019 sfregiò con una bottiglia rotta la compagna 43enne mentre era fuori dal carcere in permesso di lavoro, è stato condannato a Torino a 16 anni per tentato omicidio, con rito abbreviato. La richiesta del pm era stata di 12 anni, ma il gup ne ha aggiunti quattro negando le attenuanti e con l'espulsione a pena espiata. L'uomo stava già scontando una condanna a 15 anni per aver ucciso a coltellate l'ex compagna 21enne Alessandra Mainolfi nel 2007 a Bergamo.
Le parole degli avvocati
"È una sentenza giustamente severa, le conseguenze del reato sono gravissime, dobbiamo solo ringraziare i medici che per mesi hanno assistito la signora", commenta Anna Ronfani, avvocato della donna ferita. Invece il legale di Safi, Daiana Barillaro, si è detta amareggiata "perché non credo sia giusta l'impostazione del reato di tentato omicidio - spiega - sarebbe stato più corretto imputarlo di lesioni gravissime con l'aggravante del codice rosso. Ricorreremo in appello".
La vicenda
Era il 9 giugno quando lui ed Alessandra Mainolfi, 21 anni, si trovavano nel monolocale in cui Safi, operaio con due figli e un matrimonio in crisi, viveva. Dopo una discussione Safi colpì a morte a compagna 21enne, con un lungo coltello da cucina. Sotto la Mole aveva conosciuto la 43enne. Stavano assieme da sei mesi, dopo che si erano incontrati al bistrot. Poi la nuova compagna aveva scoperto facendo ricerche su internet il terribile precedente del femminicidio. Così aveva deciso di chiudere la relazione. La notte del 18 ottobre 2019, durante un permesso di lavoro esterno per lui come barista in un bistrot con l'obbligo di rientrare nel penitenziario di Torino 'Lorusso e Cutugno' entro le 2, i due si erano ritrovati su un tram della linea 4, su richiesta dell'uomo che le aveva detto di "voler chiarire". In corso Giulio Cesare, nel quartiere di Barriera di Milano, vicino all'abitazione della donna, erano scesi dal tram e l'uomo si era scagliato contro l'ex compagna. Prima sbattendola per terra, poi, impugnando un collo di una bottiglia rotta aveva tentato di sgozzarla. Le aveva gridato "Ti ammazzo", si era accanito sul volto della donna sfregiandola. L'uomo era stato fermato, poco distante da luogo dell'aggressione, la vittima trasportata all'ospedale Maria Vittoria per le profonde ferite alla faccia, lui nel repartino psichiatrico delle Molinette. Qui, per una sigaretta che nessuno voleva dargli e non per il rimorso di quello che aveva fatto, ha tentato, senza riuscirci, di togliersi la vita, impiccandosi con un cappio fatto di pezzi di garza e camici. La vittima è stata sottoposta a un intervento durato due ore e mezza: i medici le hanno ricostruito il nervo facciale.